Circa un bambino su due in Italia è affetto da quella che gli esperti chiamano “ipovitaminosi D”, ovvero presenta nel sangue livelli troppo bassi di 25(OH)D, la molecola derivata dalla vitamina D che viene normalmente utilizzata per dosare la vitamina e la cui concentrazione dovrebbe essere uguale o superiore a 30 ng/ml. Entrando più nel dettaglio dei dati sulla prevalenza di queste carenze, si osserva che i neonati e gli adolescenti sono i gruppi più a rischio: l’insufficienza (livelli tra 20 e 29 ng/ml) o il deficit (livelli <20 ng/ml) di vitamina D riguardano infatti il 70% degli adolescenti.
Eppure per bambini e ragazzi che vivono in Italia – il paese del sole – non dovrebbe essere particolarmente difficile riuscire a raggiungere le concentrazioni raccomandate di questo prezioso micronutriente. A differenza della maggior parte delle vitamine, la vitamina D non arriva infatti all’organismo dal cibo che si porta in tavola, ma è sintetizzata nella forma di vitamina D3 a livello cutaneo in seguito all’esposizione alla luce solare e in particolare ai raggi UVB. Circa il 90% della vitamina D deriva proprio dall’esposizione al sole, mentre dalla dieta arriva il restante 10%, contenuto in alimenti come salmone, sardine, olio di pesce oppure in alimenti appositamente arricchiti. I vegetali contengono la vitamina D nella forma D2.
La carenza che si osserva in età pediatrica dipende quindi in buona parte da cattivi stili di vita e da una troppo scarsa abitudine a giocare e fare sport all’aperto, ma ci sono anche altri fattori di rischio come la pelle scura (che blocca i raggi UVB) o l’obesità (il grasso “sequestra” la vitamina D). Per quanto riguarda i più piccoli il problema è diverso ed è legato al fatto che il latte materno o quello artificiale, per quanto ottimi per lo sviluppo del neonato, non riescono a coprire completamente il fabbisogno di vitamina D.
Come si legge nelle pagine del documento appena pubblicato, la vitamina D svolge un ruolo di primo piano nel metabolismo di fosforo e calcio e nella regolazione dei processi che portano alla formazione delle ossa. Per i bambini nei primi anni di vita è fondamentale cercare di prevenire le carenze di questo micronutriente, poiché se i livelli di vitamina D sono troppo bassi si può anche incorrere nel rischio di rachitismo carenziale, una malattia nella quale il tessuto osseo neoformato non si mineralizza a sufficienza e porta a conseguenze gravi per lo sviluppo. Nei bambini più piccoli che hanno iniziato a camminare si osservano deformità agli arti inferiori, mentre negli adolescenti sono più comuni dolori muscolari alle gambe o difficoltà a salire le scale. E non bisogna poi dimenticare che la vitamina D è coinvolta attivamente nella formazione della massa ossea e nel raggiungimento di quello che viene definito il “picco di massa ossea”. Questo picco indica il livello massimo di densità dell’osso, che viene raggiunto attorno 20 anni, ed è fondamentale per la prevenzione dell’osteoporosi in età adulta.
Ma non è tutto. Come spiegano gli autori del documento, la principale novità del testo è rappresentata dalle recenti scoperte scientifiche sulle azioni “extrascheletriche” della vitamina D in età pediatrica. Sembra infatti che la vitamina sia coinvolta anche nella regolazione delle risposte immunitarie: buoni livelli di vitamina D potrebbero proteggere da infezioni sia batteriche che virali, bassi livelli di vitamina D sono risultati associati a diabete di tipo 1, morbo di Chron, artrite reumatoide e altre malattie autoimmuni. Alcuni studi dimostrano poi che bambini con livelli bassi di vitamina D hanno maggior rischio di iperglicemia, ipertensione e sindrome metabolica. Si tratta di risultati ancora in fase iniziale e che necessitano di approfondimenti, ma i dati sono incoraggianti e aprono a nuove prospettive per l’utilizzo della vitamina D.
Dopo l’attenta analisi dei dati disponibili sull’argomento, il gruppo di esperti che ha redatto il documento ha anche presentato una serie di consigli e raccomandazioni per mantenere un adeguato livello di vitamina D nei bambini e nei ragazzi. Queste raccomandazioni, come precisano gli stessi autori, sono basate sulle migliori prove scientifiche disponibili, ma devono poi essere adattate e personalizzate per il singolo paziente anche sulla base dell’esperienza clinica e del contesto.
Inoltre,
Board: Fondazione Istituto Danone
Bibliografia:
SIPPS-SIP. CONSENSUS 2015-Vitamina D in età pediatrica. Pediatria Preventiva & Sociale; Supp al N.3 – ANNO X – 2015 – ISSN 1970-8165