Calcio e vitamina D sono molto importanti nei primi anni di vita quando l’intero organismo, incluso lo scheletro, è nella sua fase di massima crescita e quando si pongono le basi per la salute futura delle ossa. Nella popolazione pediatrica le fratture sono piuttosto comuni e le ragioni alla base dell’aumentato rischio possono essere molteplici e molto diverse tra di loro: dalla bassa densità minerale ossea di uno scheletro ancora in formazione, a motivazioni socioeconomiche, obesità o stili di vita poco salutari che includono per esempio la sedentarietà e le troppe ore trascorse in casa.
Restano ancora dubbi sul ruolo della vitamina D nel prevenire le fratture in età pediatrica e nel velocizzarne l’eventuale guarigione. In uno studio recentemente pubblicato sul Journal of Clinical Research in Pediatric Endocrinology un gruppo di ricercatori olandesi ha misurato i livelli di vitamina D in bambini e ragazzi di età inferiore a 18 anni trattati per una frattura scoprendo che uno su tre aveva livelli subottimali della vitamina. L’analisi successiva – pur mettendo in luce alcuni fattori di rischio per le fratture come l’età più avanzata, la stagione (primavera), l’appartenenza a razza non-caucasica – ha però escluso un legame significativo tra le complicazioni insorte in seguito alle fratture e i livelli di vitamina D. Un secondo studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition conferma il ruolo di secondo piano della vitamina D nel determinare il rischio di fratture pediatriche, dimostrando che non ci sono associazioni tra il livello di vitamina D alla nascita e le fratture nella fascia di età tra 6 e 13 anni.
Se nei più piccoli la vitamina D sembra giocare un ruolo secondario, i numeri cambiano quando si parla di fasce di età più elevate nelle quali la vitamina D, spesso assunta in concomitanza con il calcio, appare utile nel ridurre l’incidenza delle fratture. Lo conferma anche una revisione Cochrane dalla quale è emerso che la combinazione vitamina D-calcio porta a riduzioni piccole e significative nel rischio di fratture dell’anca (16%), fratture vertebrali (14%) e fratture non vertebrali di qualunque altra natura (11%).
Data l’importanza di questo micronutriente per la salute delle ossa delle persone anziane, le società scientifiche danno raccomandazioni sui livelli di vitamina D ottimali nel sangue, ma sono ancora molte le persone che mostrano carenze soprattutto nella popolazione anziana. Uno studio condotto in 9 Paesi europei dimostra per esempio che il 45% circa della popolazione femminile over-80 mostra livelli inferiori a 50 nmol/L (20 ng/ml). Non bisogna inoltre dimenticare che la vitamina D si genera prevalentemente grazie all’esposizione ai raggi solari, ma per una persona anziana e magari con problemi di mobilità potrebbe essere difficile uscire all’aperto quotidianamente. Entra in gioco allora l’alimentazione e in particolare gli alimenti fortificati proprio con vitamina D. Solo per citare un esempio, uno studio recentemente pubblicato su Archives of Osteoporosis ha dimostrato che prodotti caseari arricchiti in vitamina D potrebbero ridurre in modo significativo il peso delle fatture osteoporotiche senza pesare troppo sull’economia dei sistemi sanitari.
Esposizione al sole e consumo di cibi naturalmente ricchi o arricchiti di vitamina D sono quindi utili per diminuire il rischio di fratture da fragilità, tipiche dei pazienti con osteoporosi, ma anche ridurre il rischio di cadute è fondamentale in questi casi. Come si legge nelle Linee Guida per la prevenzione dell’osteoporosi pubblicate dagli esperti del Ministero della Salute, le cadute rappresentano infatti un ulteriore fattore cha aumenta la possibilità di fratture e negli anziani sono particolarmente frequenti per la presenza contemporanea di altri problemi di salute. In particolare i difetti visivi e i disturbi dell’equilibrio rischiano di provocare cadute, ma possono essere altrettanto pericolosi anche i farmaci che riducono o rallentano le reazioni di risposta (per esempio antidepressivi e sedativi) o le malattie che debilitano il corpo o la psiche. “In questi casi è utile ricorrere ad alcuni accorgimenti ambientali semplici come l’uso di bastoni di appoggio, scarpe con suole di gomma non scivolose, un’adeguata illuminazione degli ambienti di vita quotidiana. Utile anche evitare di usare tappeti e predisporre punti di appoggi/maniglie sulle scale e in casa” spiegano gli esperti del Ministero.
Fonti:
1. Händel MN, et al. Am J Clin Nutr. 2017 Jul;106(1):155-161.
2. Gorter EA, et al. J Clin Res Pediatr Endocrinol. 2016 Dec 1;8(4):445-451.
3. Avenell A, et al. Cochrane Database Syst Rev. 2014 Apr 14;(4):CD000227.
4. Hiligsmann M, et al. Arch Osteoporos. 2017 Dec;12(1):57.
5. Ministero della salute – Linee guida per la prevenzione dell’osteoporosi.