In particolare, l’analisi, apparsa su Nature Food, prende in esame la transizione proteica, con il progressivo spostamento verso un maggior introito di proteine vegetali. E offre un punto di vista interessante, dimostrando come anche un modesto incremento di introito proteico di origine vegetale possa influire positivamente sul “Carbon Footprint”. La ricerca è stata condotta da esperti dell’Università McGill coordinati da Sergio Burgos, in collaborazione con la London School of Hygiene & Tropical Medicine (autrice principale Patricia Eustachio Colombo).
Lo studio offre indicazioni sicuramente importanti sugli effetti di una parziale sostituzione di alimenti proteici di natura animale (di alcuni in particolare) con cibi di origine vegetale, anch’essi ricchi di proteine. In particolare, oltre agli effetti positivi sulla persona, questo approccio tipico dell’alimentazione mediterranea, sarebbe in grado di influire positivamente sulle emissioni di gas serra.
L’analisi ha preso lo spunto dai risultati di un sondaggio nazionale che ha messo in luce le abitudini alimentari dei canadesi. Da questi dati si sono poi modellati i possibili mutamenti, con sostituzioni parziali (25% e 50%) di carne rossa e lavorata o di latticini con alimenti proteici vegetali come noci, semi, verdure, tofu e bevande a base di soia arricchite. L’analisi dei dati ha permesso di rilevare che il “Carbon Footprint” correlata alla dieta di una persona diminuisce del 25% quando si sostituisce metà del consumo di carni rosse e lavorate con alimenti proteici vegetali. D’altro canto, le sostituzioni con i latticini hanno messo in luce che si creano riduzioni minori, che non superano il 5%.
Insomma: con l’analisi si è visto che per ottenere benefici in chiave di ambiente non serve molto, ma si conferma ancora una volta come un’alimentazione varia possa rappresentare un modello ottimale, soprattutto se si seguono i dettami della dieta mediterranea. Il che significa, senza cambiamenti radicali, provvedere a semplici sostituzioni parziali di carne rossa e lavorata, in particolare, con alimenti a base di proteine vegetali. Il tutto, va detto, non ha impatto solamente sull’ambiente. Dall’analisi degli studiosi canadesi emerge infatti una stima che fa riflettere: se la metà della carne rossa e lavorata nella dieta di una persona fosse sostituita con alimenti proteici vegetali, ci si può attendere un minor rischio di patologie croniche, in particolare tra i maschi, con conseguente maggior aspettativa di vita. Insomma: basta poco per modificare la nostra alimentazione, prediligendo cibi di origine vegetale; e questo poco può essere di beneficio per noi e per il mondo che ci circonda.