Il microbiota del latte materno cambia per regolare difese e metabolismo

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C’è un costante adattamento della composizione di microrganismi presenti nel latte della mamma. Con queste variazioni si favorisce il benessere del corpo del bimbo.
Oggi la scienza dice che con il latte materno si trasmettono al piccolo anche batteri ad azione positiva per lo sviluppo del suo metabolismo e per un’ottimale crescita del sistema immunitario.

Che l’allattamento al seno sia basilare per il neonato lo dicono diversi studi, capaci di svelare alcuni aspetti importanti. Qualche esempio?

  • Riduce l’incidenza e la durata delle gastroenteriti;
  • protegge dalle infezioni respiratorie:
  • influenza il rischio di sviluppare allergie;
  • favorisce la formazione di un sano microbiota nel bebè.

Questa strategia, poi, è utile anche per la mamma. Quando si allatta si aiuta l’utero a contrarsi regolarmente e a tornare presto alle dimensioni normali, si controlla meglio il peso e, tra l’altro, si possono ridurre i rischi di tumori femminili, in particolare di mammella ed ovaio.

Ma oggi la scienza dice che con il latte materno si trasmettono al piccolo anche batteri ad azione positiva per lo sviluppo del suo metabolismo e per un’ottimale crescita del sistema immunitario. Con una curiosità.

La composizione del latte materno, in termini di batteri presenti, si modifica nel tempo e quindi presenta una sorta di “adattamento” alle necessità del piccolo in crescita.

A dirlo è una ricerca apparsa su Frontiers in Microbiology. Lo studio è stato condotto da un team formato da scienziati dell’Università McGill di Montreal e del Guatemala.

Un microbiota “su misura”

La ricerca si è basata su un’originale tecnica di imaging ad alta risoluzione, impiegata per lo studio dei batteri a bordo di una stazione spaziale. La metodica è stata sperimentata proprio dall’ateneo canadese insieme all’università di Montreal. Con questa strategia si sono studiati campioni di latte materno di donne che vivevano in ambienti rurali del Guatemala, con analisi concentrate nel periodo della lattazione iniziale e di quella tarda, che va da poco più di tre mesi ai sei mesi di vita del neonato. Le donne, definite tecnicamente Mam-Mayan, hanno infatti un periodo di allattamento di almeno sei mesi, come del resto consiglia l’OMS. Proprio per questo è stata scelta questa popolazione.

Dall’analisi è emersa una differenza tra i ceppi maggiormente presenti nel latte all’inizio e verso il termine del periodo della lattazione, come se esistesse una sorta di “predisposizione” evoluzionistica a sviluppare il microbiota ottimale per il bebè in base alla sua età.

L’analisi è particolarmente interessante perché fino ad oggi le indagini sul microbiota presente nel latte materno sono state condotte su donne dei Paesi maggiormente sviluppati, con modalità di nutrizione e di allattamento (molto spesso non si arriva ai sei mesi) diverse. Per questo, avere a disposizione dati derivanti da una realtà così specifica può essere di grande aiuto per le ricerche future.

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