Si sa ormai che il modo in cui il bimbo viene al mondo e l’alimentazione nei primissimi mesi di vita contribuiscono a formare, a grandi linee, le popolazioni batteriche che poi “abiteranno” prevalentemente l’intestino del piccolo. È noto che quando possibile è meglio partorire per via naturale e procedere con l’allattamento al seno. Ma ci sono aspetti che a volte non si ricordano. Un esempio? Quando le gestanti sono in chiaro sovrappeso i batteri presenti nelle feci del neonato che verrà sono qualitativamente diversi rispetto a quelli della madre che ha controllato il peso durante la gravidanza, con il piccolo che in questo secondo caso avrà una popolazione batterica “migliore”, costituita soprattutto da bifidobatteri.
Venendo alla modalità del parto sicuramente è da preferire il parto per via vaginale, pur considerando che il microbiota, fortunatamente, potrà modificarsi anche in senso positivo con il passare degli anni. E poi? Poi continuano le interazioni costanti tra microbiota intestinale e salute dell’organismo che possono andare ad impattare anche sul potenziale rischio di sviluppare patologie cutanee.
Come dimostra una ricerca apparsa su mSystems, infatti, ci sarebbero significative importanti associazioni tra il microbiota intestinale e l’eczema nell’infanzia, con possibili opportunità future di prevenire e trattare le patologie cutanee modulando proprio il microbiota. La ricerca è stata coordinata da Paul Chan, dell’Università cinese di Hong Kong.
Secondo gli esperti che hanno condotto la ricerca, il primo anno di vita potrebbe essere lo “snodo” temporale chiave per tentare di influire sulla componente batterica dell’intestino. La ricerca, nella logica ovvia dei primi mille giorni, ha preso il via sulle donne in avanzata fase di gravidanza, che sono state seguite in termini di stato di salute, alimentazione, percorso della gestazione ed altro. Dopo il parto si sono ripetuti i controlli e poi sono stati eseguiti campioni fecali sui neonati in nove periodi diversi, dalla nascita fino ai tre anni, con particolare attenzione sul fronte clinico all’eventuale comparsa di eczema. Sono stati studiati quindi 11 bambini.
Dalle analisi sono apparse alterazioni nella composizione e nella diversità del microbiota intestinale durante i primi tre anni di vita. A “definire” il microbiota sono soprattutto la modalità di parto, la modalità di alimentazione e gli antibiotici eventualmente impiegati al momento del parto. Questi sarebbero i principali determinanti del microbiota nelle prime fasi della vita, con effetti che si mantengono fino a un anno.
Analizzando la situazione si è visto che le alterazioni nel microbiota intestinale infantile precedono lo sviluppo dell’eczema. Cosa si osserva? Nei bimbi che presentano eczema cutaneo a un anno di età si osserva un calo di Bacteroides e un incremento di batteri del genere Clostridium. Gli stessi modelli sono stati osservati anche nei neonati nati con taglio cesareo negli stessi intervalli di tempo, suggerendo un ruolo del microbiota intestinale nelle associazioni precedentemente riportate tra taglio cesareo e aumento del rischio di eczema. Ma attenzione: come scrivono gli studiosi “il legame tra taglio cesareo ed eczema richiede ulteriori studi per essere verificato”.
Ciò che conta è capire come e quanto il microbiota sia importante. Anche nel determinismo della salute cutanea.
Fonte: https://journals.asm.org/doi/10.1128/msystems.00521-23
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