L’obesità infantile rappresenta oggi un fenomeno in continua crescita a livello mondiale. I dati statunitensi sottolineano che oltreoceano il 17% dei bambini e degli adolescenti di età compresa tra 2 e 19 anni ha problemi di obesità e in Italia la situazione non è molto migliore: secondo l’ultima indagine svolta nell’ambito del progetto “Okkio alla Salute” su bambini delle scuole elementari, emerge infatti che la percentuale di bimbi in sovrappeso raggiunge il 21,3% nel Bel Paese, mentre quella di bimbi con obesità è di poco al di sotto del 10%.
“Oltre la metà dei bambini in condizione di obesità presenta anche fattori di rischio cardiovascolari come ipertensione e resistenza insulinica e in molti casi si parla anche di sindrome metabolica e diabete di tipo 2” spiegano gli autori di un articolo pubblicato sulla rivista Pediatric Research, nel quale è stato valutato l’effetto di una dieta a basso indice glicemico in un gruppo di ragazzi e ragazze di età media pari a 12 anni. “Un regime alimentare a basso indice glicemico* può aiutare a ridurre il picco di glicemia che si verifica dopo i pasti e può inoltre portare a un senso di sazietà prolungato, aiutando così a combattere l’eccesso di peso”, continuano i ricercatori. Nei bambini con obesità, con un alto livello di insulina basale, questo tipo di alimentazione ha permesso di migliorare la sensibilità insulinica e potrebbe rappresentare una strategia efficace contro il diabete nei più piccoli: secondo gli esperti, molti bimbi infatti non riescono a seguire i tradizionali consigli sulla riduzione delle calorie, ma potrebbero cominciare a sostituire i cibi ad alto indice glicemico con quelli a indice glicemico più basso.
Quando si parla di aumento del livello di glucosio nel sangue (glicemia) e di risposta insulinica è importante tenere presente che nel corso della pubertà si verificano una serie di cambiamenti ormonali che influenzano in modo sostanziale il metabolismo – e di conseguenza anche la salute – di ragazzi e ragazze. In particolare, una serie di studi sottolineano come, proprio in seguito a tali cambiamenti, nella pubertà si assista a un periodo di resistenza insulinica destinato a scomparire negli anni, ma che, associato alla ridotta tolleranza al glucosio, rappresenta uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo del diabete di tipo 2, sempre più comune tra gli adolescenti.
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Nottingham ha recentemente pubblicato sulla rivista British Journal of Nutrition i risultati di uno studio nel quale viene valutato l’impatto di cibi a basso e alto indice glicemico sulla risposta insulinica e glicemica (ovvero la produzione di insulina e l’aumento della glicemia) con particolare attenzione alle potenziali differenze tra maschi e femmine. Al termine dell’analisi i ricercatori hanno osservato risposte simili tra ragazzi e ragazze in termini di aumento della glicemia dopo colazione (indipendentemente dall’indice glicemico alto o basso del pasto), ma hanno messo in luce differenze dell’ordine del 30-40% per quanto riguarda il picco di insulina nel sangue risultato più elevato nelle ragazze. Di fronte a questi risultati gli autori sottolineano che per la loro salute cardiometabolica, gli adolescenti dovrebbero seguire le attuali raccomandazioni e preferire una dieta a basso indice glicemico.
Peso e genere non sono però gli unici fattori che influenzano la risposta a un cibo a basso o alto indice glicemico. Uno studio pubblicato sulla rivista Nutrients suggerisce che anche il momento nel quale viene consumato il pasto può fare la differenza. In particolare, i ricercatori hanno dimostrato che assumere alimenti ad alto indice glicemico al mattino non influenza negli adolescenti il rischio di sviluppare in futuro diabete di tipo 2, mentre questo rischio aumenta se il pasto ad alto indice glicemico è quello serale. Le ragioni di queste differenze non sono del tutto chiare ma, come spiegano gli autori della ricerca, potrebbero essere basate sulle differenze nelle risposte glicemiche e insuliniche dell’organismo che variano nel corso della giornata.
“I dati devono essere confermati in studi più ampi, ma suggeriscono che nelle strategie di prevenzione del diabete di tipo 2 oltre a cosa si mangia è importante anche quando lo si mangia” spiegano gli autori che hanno potuto constatare come la maggior parte degli adolescenti consumi di preferenza cibi ad alto indice glicemico. Nonostante i dubbi ancora da chiarire una cosa è certa: prestare attenzione all’indice glicemico già nell’infanzia e nell’adolescenza è importante soprattutto perché proprio in questa fascia di età si consolidano le abitudini alimentari che poi ci accompagnano per tutta la vita.
*Ovvero con bassa capacità di aumentare il livello di zucchero nel sangue, come spiegato nella rubrica “Lo sai che…”.
Fonti:
1. Visuthranukul C, et al. Pediatr Res. 2015 Nov;78(5):567-73.
2. Epicentro – OKkio alla Salute: i dati nazionali 2016.
3. Cooper SB, et al. Br J Nutr. 2017 Feb;117(4):541-547.
4. Diederichs T, et al. Nutrients. 2017 Jun 10;9(6).
5. Augustin LS, et al. Nutr Metab Cardiovasc Dis. 2015 Sep;25(9):795-815.