Con l’avanzare degli anni molte funzioni che ci aiutano a prevenire i rischi legati alla salubrità degli alimenti vengono meno.
La vista si affievolisce e diventa difficile leggere adeguatamente le etichette e le date di scadenza degli alimenti, così come riconoscere se le stoviglie o le posate sono perfettamente pulite.
L’olfatto, che può aiutare a riconoscere un alimento andato a male, spesso si indebolisce non solo a causa dell’età, ma anche in seguito all’assunzione di particolari farmaci, impedendo di riconoscere il caratteristico “cattivo odore” degli alimenti deteriorati.
La memoria si riduce e ciò potrebbe alterare la corretta preparazione dei cibi: è possibile, per esempio, dimenticare un passaggio fondamentale o applicare tempi e temperature di cottura non giusti.
Un’altra possibile difficoltà è raggiungere facilmente i negozi per fare la spesa: si genera così un accumulo di prodotti in casa da cui consegue il rischio di consumare alimenti scaduti.
Nella terza età anche il sistema immunitario non risponde più adeguatamente agli stimoli patogeni e le persone diventano più sensibili alle patologie infettive, tra cui anche le intossicazioni alimentari. A questa sensibilità contribuisce anche la malnutrizione, che spesso affligge l’anziano. Sono molte le ragioni di questo problema. Farmaci, disturbi digestivi, malattie croniche, inabilità fisiche e depressione possono infatti causare inappetenza. La ragione più evidente è che molti anziani vivono di entrate fisse e il cibo è la spesa più facilmente riducibile.
Allo scopo di migliorare la salute degli anziani, quindi, la crescente consapevolezza dei fattori che concorrono alla malnutrizione nella terza età dovrebbe consentire lo sviluppo di appropriate strategie sociali, per prevenirne le cause e favorirne il trattamento.
Board: Fondazione Istituto Danone