Probiotici per prevenire le allergie: ecco le linee guida GLAD-P

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L’Organizzazione Mondiale delle Allergie (WAO) ha da poco pubblicato le sue raccomandazioni sull’uso dei probiotici in gravidanza, durante l’allattamento e nei primi anni di vita per la prevenzione delle malattie allergiche.

Anche se gli studi finora pubblicati non permettono di dare vere e proprie raccomandazioni su questi argomenti, il gruppo di esperti coinvolti nella stesura del documento fornisce alcuni suggerimenti utili per un consumo più consapevole dei probiotici in queste fasi tanto particolari della vita delle donne e dei loro bambini. In linea generale e tenendo conto di tutti i limiti degli studi analizzati per arrivare alle conclusioni, gli esperti WAO suggeriscono alle future mamme e alle neo-mamme che allattano al seno di assumere probiotici, così come suggeriscono di farli assumere ai piccoli più a rischio di allergie, poiché esiste un beneficio nella prevenzione dell’eczema.

Un gruppo di esperti internazionali composto da medici e ricercatori che si occupano di allergie, medici di base, pediatri ed esperti nell’analisi dei dati. È questo il gruppo che ha permesso la creazione delle nuove linee guida GLAD-P (dall’inglese Guidelines for Allergic Disease Prevention) nate dalla collaborazione della Organizzazione Mondiale delle Allergie con la McMaster University (Canada). «Il documento nasce per valutare con accuratezza e precisione l’esistenza di un eventuale legame tra uso di probiotici e prevenzione delle allergie» spiegano gli esperti, che per raggiungere il loro obiettivo hanno innanzitutto cercato di capire quali fossero le domande più importanti in questo ambito e hanno poi cercato le risposte analizzando la letteratura scientifica pubblicata sull’argomento.

A cosa servono e come si leggono le linee guida

Come tutte le linee guida, anche quelle della WAO servono essenzialmente per dare indicazioni su come procedere in un determinato settore e si basano su quanto emerso dagli studi scientifici in materia. Ma gli esperti mettono in guardia: non esistono linee guida che prendono in considerazione tutte le possibili circostanze esterne e le caratteristiche degli individui che potrebbero influenzare la scelta finale, per esempio, di un trattamento rispetto a un altro.

Copertina libro Microbiota - Feltrinelli

Sono semplicemente un aiuto. Ma perché pubblicare un documento proprio sul legame tra probiotici e sviluppo di allergie? «La prevalenza delle malattie allergiche nei bambini che non hanno genitori o fratelli allergici è del 10% e il numero sale a 20-30% se in famiglia c’è qualcuno che soffre di allergia» spiegano gli autori del documento che poi aggiungono «Negli ultimi anni è emerso che il microbiota intestinale, ovvero l’insieme dei microrganismi che popolano il nostro intestino, potrebbe avere un ruolo anche nello sviluppo delle allergie o delle ipersensibilità grazie alla sua capacità di modulare le risposte immunitarie e di infiammazione». Ecco perché è sembrato importante studiare il legame tra le allergie e i probiotici, microrganismi vivi che, se assunti in dosi adeguate possono portare effetti benefici sulla salute.

I suggerimenti degli esperti

Prima di riportare il parere degli esperti, è particolarmente importante spiegare che le linee guida sull’uso dei probiotici non danno raccomandazioni vere e proprie, ma solo “suggerimenti”. La ragione è che i dati presenti in letteratura non sono ad oggi sufficientemente forti da poter stabilire con certezza e precisione l’influenza dei probiotici nella prevenzione delle allergie.

Ecco le tre conclusioni alle quali sono giunti gli esperti dopo la loro analisi e che riguardano i bambini ad alto rischio allergico, cioè che hanno genitori o fratelli allergici.

  • Gli esperti che hanno curato le linee guida WAO suggeriscono alle donne in gravidanza future mamme di un figlio ad alto rischio di allergia di assumere probiotici, poiché, tenuto conto dei possibili rischi, esiste un beneficio nella prevenzione dell’eczema.
  • Gli esperti che hanno curato le linee guida WAO suggeriscono alle donne che allattano al seno un bambino ad alto rischio allergico di assumere probiotici, poiché, tenuto conto dei possibili rischi, esiste un beneficio nella prevenzione dell’eczema.
  • Gli esperti che hanno curato le linee guida WAO suggeriscono di far assumere probiotici ai bambini ad alto rischio allergico, poiché, tenuto conto dei possibili rischi, esiste un beneficio nella prevenzione dell’eczema.

Manca ancora qualcosa

Il lavoro della WAO rappresenta senza dubbio un primo tentativo di risposta alle molte domande che le ricerche scientifiche stanno facendo emergere sul complesso mondo del microbiota e del suo ruolo, assieme a quello dei probiotici, nel determinare la salute umana e in particolare il rischio di allergia. Ci sono però ancora molte domande senza risposta alle quali bisogna lavorare per trovare nuovi pezzi di questo puzzle.

Servono innanzitutto studi ben progettati che permettano di capire con precisione l’effetto dei probiotici in specifiche categorie (per esempio le donne che allattano o quelle in gravidanza), la differenza tra i diversi ceppi di probiotici e l’effetto dei probiotici che normalmente assumiamo, spesso senza un preciso controllo, attraverso l’alimentazione quotidiana (yogurt, latte fermentato, eccetera). Gli esperti ricordano inoltre che servono nuovi strumenti per determinare il rischio di una persona di sviluppare allergie: «Oggi ci si basa essenzialmente sulla presenza in famiglia di un genitore o un fratello con malattia allergica, ma le stime ottenute sono ancora troppo imprecise» dicono gli autori. La lista di domande potrebbe continuare ancora a lungo, ma una cosa è certa: i probiotici influenzano la salute, tanto che, come è stato ipotizzato, potrebbero addirittura essere utilizzati come vere e proprie terapie capaci di modulare anche le risposte immunitarie attraverso il microbiota.

 

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Board: Fondazione Istituto Danone

Bibliografia:
Fiocchi A et al. World Allergy Organization-McMaster University Guidelines for Allergic Disease Prevention (GLAD-P): Probiotics. World Allergy Organization Journal (2015) 8:4 DOI 10.1186/s40413-015-0055-2

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