Microbiota e invecchiamento, una chiave per il benessere nella terza età

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Cambia costantemente, il nostro microbiota, nel corso della vita. Abitudini alimentari, stress, terapie possono influire sulla sua composizione. La popolazione dei batteri nel nostro tubo digerente risente dei mutamenti legati all’età e allo stile di vita. La terza età, in questo senso, può diventare un’opportunità per mantenere il microbiota sano e contribuire a prevenire diverse patologie.

Un mondo in continuo mutamento

Il microbiota intestinale gioca un ruolo cruciale nel mantenimento del nostro stato di salute durante l´intero arco della nostra vita. Questo non significa certo che mantenga la medesima, stabile struttura nel tempo, anzi! Il microbiota intestinale è dinamico e proprio la sua capacità di modificarsi favorisce il benessere del nostro organismo.

Alcuni studi dimostrano che il microbiota resta relativamente stabile durante l’età adulta, andando incontro a cambiamenti più consistenti con l’avvento dell’età senile. Questi cambiamenti potrebbero a loro volta avere un impatto sull’invecchiamento.

Ma in che modo? Un gruppo di ricercatori ha analizzato oltre 9.000 individui tra i 18 e i 101 anni studiandone il microbiota intestinale. L’obiettivo? Evidenziare come la sua composizione possa associarsi ad un invecchiamento in salute o meno. Il punto di forza di questo studio risiede nell’elevato numero di individui presi in esame: quanti più partecipanti formano il campione studiato, tanto più i risultati saranno attendibili e meno soggetto ad errori.

Dallo studio emerge in primo luogo la tendenza del microbiota intestinale a diventare sempre più unico con l’avanzare degli anni in ogni individuo e questa tendenza si rileva in particolare in individui che pur invecchiando restano in salute. In particolare, negli anziani in salute, specie se over-85, il gruppo dei Bacteroides tende ad essere meno rappresentato. I Bacteroides sono tra i microrganismi principali del nostro microbiota durante la vita adulta, ma i risultati di questo studio mostrano che negli ultimi decenni della nostra vita i Bacteroides lasciano spazio ad altri gruppi meno rappresentati durante l’età adulta. Secondo gli autori, proprio queste “popolazioni” gruppi potrebbero essere particolarmente utili nel favorire un invecchiamento in salute, forse per la capacità di produrre sostanze particolarmente benefiche negli anziani. Negli anziani con uno stato di salute peggiore sembrerebbe infatti mancare la progressiva riduzione dei Bacteroides.

Ulteriori studi in grado di descrivere i cambiamenti a livello del microbiota associati al migliore quadro di salute potranno aprire ulteriori strade alla medicina per garantire sempre più autonomia e benessere anche con l’avanzare dell’età.

 

Il cosiddetto “organo negletto” il microbiota intestinale è oggi al centro dell’attenzione dei ricercatori  delle discipline più svariate, non solo i microbiologi e i gastroenterologi, ma anche immunologi, psicologi, pediatri e, sempre di più, i geriatri.

L’articolo che oggi è alla nostra attenzione ha esaminato ben 9000 soggetti, rispondendo quindi alle critiche di limitata numerosità e quindi significatività statistica, che a volte vengono sollevate su queste tipo di ricerche.

E i dati, di tipo osservazionale, confermano con la forza dei numeri che i batteri del nostro intestino crescono e invecchiano con noi.

È in fondo un ritorno alle origini, all’intuizione di Metchnickoff, il padre dei probiotici, che sosteneva la relazione fra i batteri intestinali e lo stato di salute delle persone nella loro “golden age” come Metchnickoff definiva la terza età.

Lorenzo Morelli, Presidente Scientifico Fondazione Istituto Danone

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