È convinzione comune che l’alimentazione di un anziano debba essere diversa da quella di un adulto. In linea generale questa convinzione non è esatta, dal momento che i dati scientifici dimostrano come una dieta corretta per chi è più in là con gli anni non è molto diversa da quella di un adulto, almeno per quanto riguarda la qualità. Cambia invece la quantità di calorie necessarie che si abbassa nell’anziano rispetto all’adulto ed è necessario ricorrere a qualche “trucchetto” per venire incontro alle modifiche fisiologiche dell’organismo che invecchia.
Ma se in linea teorica nell’alimentazione cambia poco o nulla, in pratica le persone più avanti con gli anni corrono molti più rischi di commettere errori a tavola e per alcuni di questi trovare una soluzione non è affatto semplice. Nelle Linee Guida per una Sana Alimentazione Italiana si legge infatti che, sebbene gli anziani siano in genere nutriti in modo soddisfacente, il rischio di malnutrizione è alto a causa della solitudine, del basso reddito, della depressione, di malattie croniche, dell’uso di farmaci e delle difficoltà pratiche nel cucinare o andare a fare la spesa. Per tutte queste ragioni e anche per ragioni biologiche (durante l’invecchiamento vi sono alterazioni nelle sensazioni gustative che possono portare a sentire meno il sale e quindi consumarne di più) gli anziani tendono quindi a prediligere cibi ricchi di zuccheri raffinati, cibi pronti e di facile consumo come affettati e formaggi spesso ricchi di sale che aumenta i problemi di ipertensione già molto comuni a questa età.
Con il passare degli anni è molto probabile andare incontro a un fisiologico aumento della pressione sanguigna e di conseguenza, dato il legame diretto tra consumo di sale e aumento pressorio, gli anziani dovrebbero fare ancora più attenzione a quanto sodio introducono con la dieta quotidiana. Come se non bastasse, con l’età aumenta la sensibilità al sale e ai suoi effetti: motivo in più per tutti coloro che hanno i capelli bianchi per mangiare meno salato, anche se non ci sono problemi di ipertensione.
Per quanto riguarda il rapporto tra consumo di sale e malattie cardiovascolari, i dati oggi disponibili sulla popolazione anziana sono ancora scarsi. Da uno studio recentemente pubblicato sulla rivista JAMA Internal Medicine, l’associazione sembra non essere significativa, ma gli stessi autori lasciano spazio al dubbio soprattutto perché i risultati possono variare anche in base ai metodi utilizzati nelle analisi. C’è poi il grande capitolo osteoporosi, un problema molto sentito dagli anziani e non solo nella popolazione femminile. Ebbene, un eccessivo consumo di sale contribuisce ad aumentare il rischio di osteoporosi soprattutto perché favorisce la perdita di calcio per via urinaria: i dati suggeriscono che per ogni 100 mmol di aumento del consumo di sale si ha un aumento di 1,4 mmol di calcio perso nelle urine. Se tutto questo calcio arrivasse dalle ossa si avrebbe una perdita di osso extra ogni anno pari all’1%. E per chi ancora non fosse convinto dell’importanza di ridurre il sale nella dieta, ci sono dati che dimostrano come una alimentazione a basso contenuto di sodio sia importante per mantenere giovane il cervello, i reni e per evitare alcuni tipi di tumori.
Molti casi di ipertensione possono essere tenuti sotto controllo almeno in parte modificando l’alimentazione e facendo particolare attenzione a limitare l’introduzione di sale. E dal momento che le fonti principali di sale nella dieta italiana sono i prodotti da forno, il primo passo verso una dieta a basso tenore di sodio consiste proprio nel ridurre questi alimenti. Per un anziano non è certo semplice, anche per motivi culturali, rinunciare al pane in tavola e per questo motivo gli esperti consigliano di scegliere il pane sciapo toscano oppure di scegliere prodotti come cracker e grissini iposodici (a ridotto contenuto di sodio).
Sono molti i prodotti in commercio nei quali il contenuto di sodio è particolarmente basso, tanto che esiste addirittura un sale iposodico. Può sembrare un controsenso, ma in effetti questo sale viene a volte prescritto dai medici ai pazienti che hanno problemi di ipertensione o di funzionalità renale. Il problema è che si tratta di un prodotto non adatto a tutti: nel sale iposodico parte del sodio è infatti sostituita dal potassio, non indicato ad alte quantità in persone con malattie renali e diabete, e in chi assume farmaci che diminuiscono l’eliminazione del potassio. In questi casi prima di procedere all’acquisto è meglio consultare il proprio medico.
Board: Fondazione Istituto Danone
Fonti: 1. Crea-CRANUT – Linee guida per una sana alimentazione italiana. Consigli speciali per persone speciali. 2. Consensus Action on Salt and Health (CASH) – Salt and the Older Population 2010. 3. Kalogeropoulos AP, et al. JAMA Intern Med. 2015 March ; 175(3): 410–419. 4. Progetto cuore – http://www.cuore.iss.it