Su questo fronte, in ogni caso, uno studio presentato al Congresso della Società Europea di Endocrinologia Pediatrica contribuisce a far luce sul tema. E ipotizza un ruolo chiave del cervello, direttamente correlato con l’apparato digerente, nel “governare” la sensazione di appetito dopo un pasto. In pratica i bambini obesi che hanno perso peso da poco avrebbero una sorta di “indicatore” cerebrale che si attiva dopo il pasto, stimolando l’ingestione di cibo.
Lo studio condotto dagli esperti del Children’s Hospital di Seattle appare particolarmente interessante perché in pratica va a valutare la disconnessione che si crea tra quanto percepisce il cervello, sotto l’aspetto della soddisfazione legata al pasto, e quanto invece viene registrato dal tubo digerente. Proprio questa mancata integrazione tra cervello e sistema digestivo potrebbe essere alla base del motivo per cui molte persone riacquistano peso, in particolare dopo una dieta rigorosa.
La ricerca ha preso in esame una piccola popolazione di bimbi obesi ed è stata estremamente sofisticata sotto il profilo delle indagini effettuate. Infatti si è confrontata l’attività di regolazione dell’appetito cerebrale con le risposte ormonali intestinali in questi bimbi sia prima della partenza di un programma di perdita di peso di circa sei mesi e al termine dello stesso. In particolare, le scansioni realizzate con la risonanza magnetica funzionale si sono concentrate sui modelli di attivazione nelle aree cerebrali che regolano l’appetito dopo il pasto. Nel frattempo i valori degli ormoni intestinali che entrano in gioco nel determinare la sensazione di ripienezza e di appetito sono stati misurati prima e dopo i pasti, all’inizio e alla fine del programma.
Cosa è emerso? Fondamentalmente dopo aver seguito il percorso comportamentale per il calo ponderale i bimbi mantenevano un’elevata attivazione nelle zone del sistema nervoso che si associano alla sensazione di appetito, segnalando quindi una sensazione cerebrale di fame. Ma questo contrastava con quanto invece si registrava attraverso i sistemi di regolazione degli ormoni intestinali, che indicavano invece una sorta di “soddisfazione” con sensazione di sazietà. Insomma: il cervello e l’intestino si muovono in modo diverso, con il primo che rischia di dominare sul secondo e quindi vanificare gli effetti di un’alimentazione ipocalorica quando si smette con la dieta. Strano a dirsi, la disconnessione cervello-intestino appare ancor più significativa nei piccoli che hanno fatto osservare un calo ponderale maggiore. Proprio nel loro sistema nervoso, che in teoria dovrebbe essersi abituato, lo stimolo indotto dalla visione del cibo si mantiene particolarmente elevato.
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