Forse può sembrare strano, ma l’aspetto e il colore di ciò che si trova nel piatto scatenano una serie di reazioni psicologiche molto importanti, retaggio di tempi remoti, che modificano la nostra attrazione verso il cibo stesso. “I consumatori giudicano una pietanza in base al suo aspetto e alla loro precedente esperienza” spiega Maki Suzuki, dell’Università di Hyogo, in Giappone, primo nome di uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Appetite che poi aggiunge: “Per questa ragione il colore del cibo può influenzare l’opinione che ciascuno di noi si crea di fronte a un piatto”.
Nello studio giapponese sono state coinvolte 12 donne alle quali sono state offerte tre zuppe identiche per calorie, sapore e temperatura, ma diverse nel colore: una blu, una bianca e una gialla. A conferma di quanto detto dagli autori, di fronte alla zuppa blu le partecipanti hanno mostrato perplessità, l’hanno dichiarata a priori meno appetibile e per alcune è anche aumentato il livello di ansia. “I colori giallo e bianco vengono normalmente associati a ingredienti che si possono trovare in una zuppa e quindi creano un senso di sicurezza in questo contesto a differenza del blu, che viene giudicato un colore ‘strano’ e quindi poco sicuro per una zuppa sulla base dell’esperienza” dicono gli esperti precisando che i giudizi negativi si sono ridotti dopo che la zuppa è stata consumata, mentre l’ansia è rimasta.
Il colore del cibo può quindi scatenare una reazione di ansia e neofobia (la “paura del nuovo”), ma arriva anche a modificare alcune reazioni fisiologiche che determinano il senso di sazietà e l’appetito.
Parafrasando i dati scientifici si potrebbe dire che non è vero che l’appetito vien mangiando, se il colore del cibo non è quello giusto. Nel loro studio, Suzuki e colleghi hanno infatti osservato che anche dopo un’ora dal consumo della zuppa blu l’appetito rimaneva molto basso. “Il blu viene percepito come colore ‘non naturale’ per una zuppa favorendo reazioni di scetticismo e di scarsa sicurezza, tanto da mantenere basso l’appetito per poter proteggere l’organismo da un cibo potenzialmente pericoloso” dicono gli autori, che propongono anche un possibile meccanismo fisiologico alla base di questa reazione. “Il senso di fame e di sazietà viene modulato anche dalla motilità gastrica, ma l’ansia derivata dalla zuppa blu – che persiste anche dopo aver consumato la pietanza – potrebbe aver modificato la funzione gastrica riducendo la percezione dell’appetito” spiegano.
Infine, ma non certo meno importante soprattutto nelle calde giornate estive, il colore del cibo sembra influenzare anche la temperatura corporea, in particolare quella periferica misurata a livello delle dita. Da un punto di vista più generale le partecipanti allo studio hanno dichiarato di aver provato una sensazione termica più elevata dopo aver consumato la zuppa gialla o bianca rispetto a quella blu, ma la misurazione della temperatura auricolare non ha mostrato differenze dopo il consumo di zuppe di diversi colori.
“Si sono rivelate diverse invece le temperature periferiche, risultate molto più elevate dopo il consumo della zuppa gialla” affermano gli esperti giapponesi, che ancora una volta indicano possibili spiegazioni per i risultati. Studi precedenti hanno infatti dimostrato che mangiare un cibo piacevole dal punto di vista visivo aumenta la temperatura periferica a differenza di quanto accade con un cibo poco piacevole e che l’ansia diminuisce questa temperatura.
“Sulla base di tali osservazioni e dei risultati del nostro studio, si può ipotizzare che i cambiamenti nella sensazione soggettiva di temperatura e nella temperatura periferica misurata dipendano da diversi fattori legati al colore del cibo, al suo aspetto e alle sensazioni dei consumatori (per esempio l’ansia)” afferma Suzuki che poi conclude: “Un cibo giallo si associa a un colore caldo e viene visto come appetitoso, sicuro e piacevole portando anche a un aumento della frequenza cardiaca e del flusso sanguigno periferico”. Da un unico studio tante informazioni che possono rivelarsi utili in chi deve controllare l’appetito.
Fonte:
Suzuki M, et al. Appetite. 2017 Jul 1;114:209-216.