Nei quattro decenni che vanno dal 1975 al 2014, l’indice di massa corporea degli adulti a livello globale è aumentato da 21,7 a 24,2 negli uomini e da 22,1 a 24,4 nelle donne. Questi sono solo alcuni dei tanti numeri riportati in un articolo recentemente pubblicato sulla rivista The Lancet, nel quale gli esperti del NCD Risk Factor Collaboration – un gruppo di ricerca che valuta i fattori di rischio per le malattie non trasmissibili come cancro, diabete, eccetera – hanno fatto il punto della situazione sull’andamento dell’indice di massa corporea nel mondo.
“Un alto indice di massa corporea – che si calcola in base al peso e all’altezza della persona – rappresenta un importante fattore di rischio per malattie cardiovascolari e renali, diabete, alcuni tipi di tumori e problemi muscoloscheletrici” spiegano gli autori della ricerca che hanno incluso nella loro analisi i dati relativi a oltre 19 milioni di persone di 186 diversi Paesi. I risultati dimostrano senza ombra di dubbio una tendenza verso un aumento del peso a livello globale negli ultimi 40 anni, con le percentuali di prevalenza dell’obesità che passano da 3,2% a 10,8% negli uomini e da 6,4% a 14,9% nelle donne. Contemporaneamente si sono ridotte le percentuali di persone sottopeso (indice di massa corporea inferiore a 18,5): da 13,8% a 8,8% negli uomini e da 14,6% a 9,7% nelle donne.
“Il mondo è più grasso, più sano e con più disuguaglianze”. Con questo titolo d’impatto George Davies Smith, professore di epidemiologia clinica all’Università di Bristol (Regno Unito), apre un editoriale di commento all’articolo pubblicato su The Lancet. Come spiega l’esperto, dal 1975 a oggi l’obesità è aumentata in modo drammatico, il tasso di persone sottopeso si è ridotto e l’aspettativa di vita globale è passata da 59 a oltre 71 anni.
“L’aspettativa di vita vissuta in salute non è però aumentata con la stessa velocità” precisa Smith ricordando le ragioni che portano a queste differenze: grazie ai progressi della farmacologia, della medicina e della chirurgia è possibile eliminare o almeno tenere sotto controllo molte patologie incluse quelle sempre più diffuse legate all’eccesso di peso. Ma lo scenario non è lo stesso in tutti i Paesi tanto che, mentre in buona parte del mondo l’indice di massa corporea aumenta a vista d’occhio, nell’Africa sub-Sahariana e in Asia il numero di persone sottopeso resta molto elevato, con enormi conseguenze a livello di salute. In altre parole le disuguaglianze economiche nel mondo si sono amplificate e allo stesso modo si sono amplificate quelle che riguardano il peso.
Il mondo in generale pesa di più rispetto a 40 anni fa, ma se si guardano con più attenzione i dati si nota che lo scenario mondiale e le sue implicazioni sulla salute sono molto più complesse e che la sfida non riguarda solo l’eccesso di peso. Di fronte alla rapida crescita dell’indice di massa corporea e ai ben noti effetti negativi dell’obesità sulla salute, gli sforzi delle istituzioni mondiali si sono spesso concentrati sull’arginare questa epidemia di obesità.
I risultati non sono sempre stati incoraggianti, ma in effetti a partire dal 2000, la velocità di crescita dell’obesità è lievemente diminuita nel mondo occidentale, dove l’attenzione sul problema è molto alta. Si tratta di un dato incoraggiante in un quadro prevalentemente negativo: “Se la tendenza resta quella rilevata dallo studio negli ultimi 40 anni, sarà impossibile raggiungere l’obiettivo di bloccare l’aumento di obesità entro il 2025” spiegano gli autori della ricerca ricordando però che concentrarsi solo sull’eccesso di peso, rischia di far passare in secondo piano un problema ancora molto importante in molti paesi: il sottopeso. Non bisogna infatti dimenticare che essere sottopeso ha molti effetti negativi anche gravi sulla salute e si associa a un aumento del rischio di mortalità e morbilità oltre che a problemi con le gravidanze.
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