Infatti, sono sempre più numerose le evidenze che dimostrano come interventi basati sulla somministrazione di probiotici o prebiotici, con effetto sulla composizione della microflora intestinale, possano contribuire alla prevenzione e alla guarigione delle malattie umane. Una pubblicazione della World Gastroenterology Association fa il punto su quanto si è scoperto finora, sottolineando i molteplici effetti positivi di probiotici e prebiotici.
Gli esseri umani sono superorganismi, un compendio multispecie di cellule e geni umani e microbici. Il nostro microbioma intestinale ci fornisce prima di tutto un numero di geni che supera ampiamente il numero di geni presenti nelle nostre cellule umane. Questo nostro repertorio di geni microbici intestinali ci fornisce poi le funzioni fisiologiche che le nostre cellule intestinali non avrebbero saputo eseguire: ad esempio, la capacità di metabolizzare alcuni carboidrati che il nostro intestino non è in grado di digerire.
100.000 miliardi di batteri sono alla base del nostro benessere. Grazie alla metagenomica, Jeffrey Gordon (ricercatore della Washington University School of Medicine di St. Louis e vincitore del Danone International Prize for Nutrition 2011) e i suoi collaboratori hanno spiegato come la composizione di questi “abitanti” sia alla base del benessere dell’organismo e come concorra a regolare il controllo del peso e lo stato nutrizionale dell’individuo. E anche in caso di malattia, come dimostrano numerosi studi clinici, questi batteri possono contribuire nel percorso di guarigione.
Un recente documento della WGO (World Gastroenterology Association) ha fatto il punto sulle risultanze di trials condotti in diverse popolazioni. Ecco, in sintesi, quanto è emerso.
Attualmente sono stati pubblicati studi clinici controllati che dimostrano come ceppi specifici di probiotici potrebbero risultare efficaci nel trattamento di sottogruppi di pazienti con eczema atopico. Al momento non si hanno informazioni sufficienti per poter parlare dell’utilizzo di probiotici nella prevenzione delle allergie alimentari.
Vanno ricordati i risultati dello studio SYNCAN relativo alla chemioprevenzione di questa neoplasia. La ricerca ha indagato l’effetto dell’associazione tra un prebiotico (oligofruttosio) combinato con due ceppi di probiotici. I risultati di questo trial sembrano suggerire che questa combinazione possa contribuire a diminuire l’espressione dei biomarcatori del tumore colorettale.
Trattamento
Diversi ceppi di probiotici hanno dimostrato il loro contributo nel ridurre gravità e durata delle diarree di natura infettiva nei bambini. La somministrazione orale del probiotico riduce infatti la durata della patologia nel bambino di circa un giorno. Diverse meta-analisi su studi clinici pubblicati dimostrano come gli effetti sulla gastroenterite virale siano generalmente maggiori rispetto a quelli ottenuti in pazienti trattati per infezioni batteriche o parassitarie. I meccanismi d’azione paiono direttamente correlati ai ceppi in questione.
Prevenzione
Esistono prove suggestive di un effetto preventivo sulla diarrea nei bambini e negli adulti solamente per il Lactobacillus GG, il Lactobacillus casei DN-114 001 e lo Streptomyces boulardii, che sono risultati efficaci solo in qualche particolare condizione.
Esiste una forte evidenza di efficacia solamente per il Saccaromyces boulardii e il Lactobacillus rhamnosus GG, sia per gli adulti che per i bambini. Va ricordato che uno studio clinico indica che il Lactobacillus casei DN-114 001 è efficace nell’adulto ospedalizzato per prevenire la diarrea associata ad antibiotici e quella causata da Clostridium difficile.
Prebiotici come il lattulosio sono comunemente impiegati nel trattamento di questa complicanza della cirrosi. In caso di forma molto lieve si sono ottenute risposte anche da una preparazione sinbiotica (quattro ceppi prebiotici e quattro diverse fibre fermentanti) nella metà dei pazienti trattati per un mese.
Alcuni studi clinici hanno dimostrato come una supplementazione in probiotici possa ridurre il rischio della patologia nei neonati. Risultati simili si sono ottenuti anche nel corso di analisi sistematiche dei trials che si trovano in letteratura, che hanno evidenziato una riduzione del rischio di morte in chi è colpito da questa patologia e trattato con probiotici. Si stima che sia necessario trattare almeno 20 pazienti per poter risparmiare un decesso.
Diversi ceppi di lattobacilli e bifidobatteri come ad esempio il Bacillus clausii sembrano poter ridurre gli effetti collaterali delle terapie antibiotiche migliorando l’aderenza al trattamento da parte dei pazienti.
In ogni caso, vari ceppi di probiotici hanno dimostrato un’azione positiva sugli effetti indesiderati ma nessuna azione sui tassi di eradicazione.
Una recente metanalisi di 14 trials randomizzati suggerisce che l’aggiunta di alcuni probiotici alle terapie antibiotiche può aumentare i tassi di eradicazione e potrebbe rivelarsi utile anche quando non si ottiene l’eradicazione batterica. Al momento, in ogni caso, le evidenze sono insufficienti per poter pensare al solo trattamento con probiotici.
Il ceppo Escherichia coli Nissle si potrebbe rivelare equivalente alla mesalazina per mantenere la patologia in fase di remissione. Una particolare miscela di probiotici, inoltre, si è dimostrata efficace nell’indurre e mantenere la remissione di malattia quando questa è in forma leggera o moderata, tanto nei bambini che negli adulti.
Diversi ceppi probiotici e il prebiotico oligofruttosio avrebbero il potere di stimolare la risposta immunitaria. Un’evidenza indiretta in questo senso viene dagli studi mirati alla prevenzione di un’infezione acuta, come la diarrea intraospedaliera nel bambino e gli episodi di influenza in inverno, e in altri studi che hanno valutato la risposta anticorpale post-vaccinazione.
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