A far luce sulla problematica arriva ora una ricerca coordinata tra gli altri da Li Tang e Nicole Boivin che, attraverso la paleoproteomica, è andata a ricostruire gli alimenti base degli abitanti del Tibet nella preistoria. Risultato: stando a quanto riporta la pubblicazione su Science Advances, pare proprio che latte e latticini siano stati alla base dell’alimentazione.
Il Tibet, si sa, è considerato un ambiente davvero difficile per la disponibilità di alimenti. I ricercatori sono andati a valutare le componenti proteiche dei calchi dentali di 40 individui vissuti millenni fa, prelevati da 15 diversi siti sull’altopiano.
L’analisi realizzata attraverso la paleogenomica indica che l’industria lattiero-casearia, nel senso della produzione di latticini, sarebbe stata introdotta nelle terre dell’altopiano almeno 3500 anni fa. Ma non basta: sul fronte qualitativo pare che chi viveva ad alta quota nella zona prediligesse i latticini di capre, pecore e possibilmente bovini e yak. Grazie alla pastorizia da latte si è riusciti in pratica a sopportare l’oggettiva difficoltà a coltivare i terreni, vista l’altitudine. Tutti questi dati sono stati possibili grazie all’impiego della paleoproteomica, ovvero lo studio di proteine da campioni lontani millenni dall’epoca moderna. Secondo gli esperti, questo strumento ha consentito una precisa analisi delle proteine presenti nel calco dentale umano, permettendo anche l’identificazione delle specie da cui traeva origine il latte.
Ciò che più colpisce, peraltro, è vedere come in base all’altitudine si sia creati veri e propri “cluster” nutrizionali. I peptidi del latte sono stati raccolti nelle aree più impervie ed alte, dove era pressoché impossibile l’agricoltura, mentre scendendo in zone più “accettabili” sotto questo profilo con disponibilità di terreno da coltivare la presenza di frammenti proteici da prodotti lattiero-caseari è quasi del tutto assente. L’allevamento e quindi la disponibilità del latte sarebbe quindi alla base dell’alimentazioni di coloro che per primi si sono spinti nelle zone più alte del Tibet. Con evidente impatto anche sull’introito energetico di chi doveva sopravvivere ad alta quota.