Il “peso” del microbiota nella risposta alle vaccinazioni

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Il vaccino è lo stesso. Ma la risposta del sistema immunitario di chi lo riceve può essere più o meno intensa ed efficace, per difendere da una possibile futura infezione batterica o virale in caso di contatto “ravvicinato” con un patogeno.

Per spiegare le differenze interpersonali della reazione ad uno stesso stimolo vaccinale forse occorrerebbe indagare meglio anche il microbiota intestinale. Stando a quanto riporta una ricerca apparsa su Nature Reviews Immunology, infatti, proprio la composizione di questa componente invisibile del nostro sistema immunitario avrebbe un ruolo significativo nel determinare la risposta alle vaccinazioni. Conseguenza: si ipotizza per il futuro l’impiego di strategie che portino ad un mutamento positivo della composizione del microbiota, al fine di ottimizzare la risposta alle vaccinazioni.

Cosa dice lo studio

La ricerca, condotta da un team misto australiano ed americano guidato da David Lynn, ha in pratica realizzato una sorta di metanalisi, ovvero è andata a verificare quanto emerge da alcuni tra i principali studi sulla tematica, arrivando alla conclusione che nella risposta vaccinale il ruolo del microbiota sarebbe davvero di estrema importanza. Ovviamente siamo solo all’inizio di un percorso, ma l’indagine mostra che aumentano le evidenze sul ruolo dei batteri e degli altri organismi che vivono nel tubo digerente, ed in particolare nell’intestino, nel determinare la risposta immunitaria alle vaccinazioni.

Ovviamente, a detta degli esperti, queste indagini possono avere diverse ripercussioni sulle strategie di preparazione dei vaccini e sul possibile ruolo dell’alimentazione e della eventuale supplementazione, in futuro, con prebiotici e probiotici. In particolare si presta attenzione alla possibile messa a punto di adiuvanti vaccinali, ovvero di composti che uniti al vaccino ne potenziano l’efficacia e la risposta immunitaria da parte del ricevente, e appunto ad un approccio che, età per età, riesca ad influenzare positivamente la composizione del microbiota al fine di favorire una più robusta e sostenuta reazione alla vaccinazione. In questo senso, tuttavia, occorre ricordare che la composizione del microbiota varia nelle diverse età della vita ed anche nella stessa persona può essere modificato dalle abitudini alimentari o eventuali trattamenti specifici.

L’articolo conferma quanto negli ultimi anni era stato ipotizzato in diversi altri lavori scientifici: fra i tanti ruoli svolti dal microbiota intestinale c’è quello di aiutare i vaccini a fare il loro “lavoro”.

Che i batteri dell’intestino dialoghino con il tessuto immunitario è ormai dato per assodato dalla comunità scientifica, che ha scoperto come vi sia “dialogo” fra batteri e cellule immunitarie. Ricordiamo come l’intestino abbia un suo proprio tessuto immunitario, detto GALT (traducendo dall’inglese: tessuto linfoide associato all’intestino). Oggi si ha la conferma di questa attività anche nel caso della stimolazione del sistema immunitario da parte dei vaccini. E domani, chissà, anche del ruolo dei probiotici in questa stimolazione.

Commento del prof. Lorenzo Morelli, Presidente Scientifico Fondazione Istituto Danone

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