È un grande problema di salute pubblica, l’obesità infantile. Come una marea montante, rischia di creare le condizioni per una vera e propria epidemia non infettiva nei decenni a venire, con pesanti impatti in termini di sviluppo di patologie croniche e di spese per la sanità.
Ovviamente, alimentazione sana e regolare attività fisica sono le prime misure per il controllo della situazione ponderale nei bambini. Ma pare proprio che anche la composizione della popolazione batterica intestinale in età neonatale possa in qualche modo condizionare il peso futuro del bimbo. A dirlo è una ricerca presentata ad un congresso dell’American Heart Association dedicato proprio alla prevenzione e agli stili di vita.
A spingere sul ruolo del microbiota nel contribuire a determinare il peso corporeo futuro del soggetto è uno studio coordinato da Moira Differding, della Johns Hopkins Bloomberg School di Sanità Pubblica di Baltimora, che ha preso in esame il microbiota prelevato da campioni fecali di più di 200 piccoli a sei settimane di vita poi a un anno di età.
In seguito, i bimbi sono stati seguiti fino ai 5 anni, con rilevazioni regolari dell’Indice di Massa Corporea o BMI. Si è visto che nei piccoli che a sei settimane presentavano una maggior presenza di batteri del tipo Citrobacter e Klebsiella si è osservata un’associazione con un BMI più alto con l’aumentare dell’età.
Nei controlli ad un anno di vita, sempre con la medesima metodica, l’associazione con un BMI più elevato è stata invece osservata con tassi più elevati di presenza di batteri del genere Prevotella. Insomma: a prescindere dai dati emersi, che dovranno essere pubblicati, rimane di grande attualità la ricerca sul microbiota infantile e sul ruolo che elementi esterni possono giocare sulla composizione della popolazione batterica del tubo digerente, dall’alimentazione abituale fino ai trattamenti antibiotici ripetuti.