Le statistiche sono chiare. Chi è obeso e magari presenta anche alterazioni del metabolismo, come ad esempio il diabete, appare a maggior rischio di sviluppare forme severe di Covid-19.
In questo senso, ovviamente, il controllo del peso corporeo rappresenta una misura fondamentale in chiave preventiva. Ma anche uno stato di sarcopenia può rappresentare un potenziale problema in chiave di prevenzione nutrizionale delle forme severe dell’infezione da virus Sars-CoV-2. A segnalare questa possibilità è una ricerca apparsa su Advances in Nutrition, coordinata da Marilia Cerqueira Leite Seelaender, docente presso il Dipartimento di Chirurgia Clinica della Facoltà di Medicina dell’Università di San Paolo (FM-USP) in Brasile.
Il gruppo di scienziati coordinati da Seelander da tempo focalizza la sua attenzione sul ruolo del tessuto adiposo nei meccanismi che possono influire sulla genesi della “tempesta citochinica”, ovvero su quell’insieme di reazioni infiammatorie che portano ad un peggioramento dell’infezione.
Ebbene, stando a quanto riporta lo studio, anche lo stato nutrizionale del soggetto può avere un peso significativo sullo sviluppo di questo quadro, vista l’attività proinfiammatoria del tessuto adiposo, specie se localizzato all’addome. Attenzione però: la ricerca dimostra che anche la perdita di massa muscolare scheletrica, ovvero la sarcopenia (per non parlare della vera e propria cachessia patologica) influisce sulla risposta del sistema immunitario e quindi sulla risposta al virus.
In questo caso, infatti, la reazione difensiva potrebbe essere non particolarmente efficace nei confronti della replicazione virale e nella sintesi di anticorpi difensivi. Il motivo? Le cellule immunitarie richiedono più energia durante un processo infettivo, specie se il processo patologico si mantiene a lungo. Se esiste sarcopenia, e quindi una sorta di malnutrizione per difetto, difficilmente il metabolismo cellulare riesce ad adattarsi alle richieste indotte dall’infezione.
In particolare, dallo studio emerge che, in corso di infezione, cala maggiormente il numero di linfociti T in una persone con malnutrizione e sarcopenia rispetto ad una persona sana. Se a questo si aggiunge anche l’atrofia degli organi deputati a produrre le cellule che si può osservare nelle persone con sarcopenia, si spiega bene come il numero di cellule circolanti cali. Sull’animale esistono già studi che dimostrano come si “prolunghi” il tempo necessario per l’eliminazione di un virus in caso di malnutrizione.
Il grasso può essere un problema quando è eccessivo o insufficiente. Quando la massa muscolare scheletrica cala, infine, si crea una sorta di “circolo vizioso”. La massa muscolare scheletrica diminuisce, il grasso viscerale aumenta e la proporzione tra massa magra e massa grassa peggiora. E la perdita di massa magra che si rileva in caso di sarcopenia può peggiorare l’esito di malattie croniche e acute nelle persone anziane, visto che si perde la potenzialità da parte del muscolo di rappresentare una sorta di “serbatoio” energetico di riserva, utilissimo in caso di infezione.