Nei “Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana” (LARN) redatti dagli esperti della Società Italiana di Nutrizione Umana-SINU, quando si parla di acqua per la popolazione anziana, si legge che l’assunzione adeguata corrisponde a 2,5 litri per gli uomini e 2 litri per le donne di età superiore a 65 anni. Questa quantità garantisce di evitare la disidratazione, una condizione molto pericolosa per l’organismo che utilizza l’acqua per svolgere la maggior parte delle proprie funzioni fisiologiche e che di conseguenza è molto sensibile all’ambiente “troppo secco”.
Per gli anziani mantenere un corretto stato di idratazione è particolarmente difficile a causa di diversi fattori, sia fisiologici che patologici, come per esempio una riduzione dell’efficienza dei meccanismi ormonali di regolazione dell’idratazione o una ridotta sensibilità allo stimolo della sete. Come si legge nelle “Linee guida per una sana alimentazione italiana” il meccanismo della sete già di per sé ha un tempo di risposta ritardato e spesso interviene solo quando la perdita di acqua è già stata tale da provocare i primi effetti negativi. Se a questo ritardo si aggiunge il fatto che con il passare degli anni lo stimolo della sete si avverte di meno, si comprende perché il rischio di disidratazione è elevato nell’anziano. Inoltre, è probabile che una persona anziana assuma farmaci e alcuni di questi possono influenzare le perdite di liquidi (si pensi ai diuretici) ed è piuttosto comune che la dieta degli over65 sia meno ricca di frutta e verdura in favore di carboidrati e cibi densi di energia e poveri di acqua.
Per raggiungere ogni giorno la quantità di acqua raccomandata dagli esperti si può fare ricorso a fonti diverse dal classico bicchiere. Come confermato da uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Nutrients infatti, sebbene la maggior parte dell’acqua introdotta nel corso della giornata derivi dall’assunzione di liquidi e bevande di diverso tipo, anche gli alimenti solidi possono contribuire a tagliare il traguardo dei 2 (o 2,5) litri giornalieri.
“Molti fattori contribuiscono alla proporzione di acqua che si assume attraverso gli alimenti solidi: il clima, la disponibilità di certi alimenti, ma anche fattori culturali ed economici” spiegano gli autori della ricerca ricordando che per esempio in Cina il 40% dell’assunzione di acqua deriva dai cibi, mentre negli Stati Uniti la percentuale si dimezza e arriva al 19%. In molti Paesi mancano dati precisi e di conseguenza l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) stima che in generale il 20-30% dell’acqua nella dieta arrivi proprio da cibi solidi. Ma quali sono i cibi più ricchi di acqua? In cima alla classifica si posizionano frutta e verdura che ne contengono fino all’85% in peso; uova, carne, pesce e formaggi freschi arrivano al 50-80% mentre in biscotti, fette biscottate, grissini e frutta secca la percentuale si ferma al 10%. Infine, in alcuni alimenti – a dire il vero pochissimi (come l’olio) – l’acqua è praticamente assente.
Dato il suo effetto devastante sull’organismo, è fondamentale riuscire a riconoscere i segni e i sintomi della disidratazione anche nelle persone anziane che, complici diversi fattori, spesso non si rendono conto di essere in condizioni davvero pericolose per la salute per quanto riguarda l’assunzione di acqua. La secchezza della bocca è uno dei primi sintomi della disidratazione, seguita da secchezza della pelle e delle mucose. Una persona disidratata presenta di norma affaticamento, mal di testa, crampi e perdita dell’appetito e conseguenze sempre più pesanti man mano che la disidratazione aumenta. Bere spesso nel corso della giornata anche quando non si ha sete è una delle regole base per un anziano che vuole mantenersi idratato e se l’acqua di per sé non è particolarmente “attraente” si può pensare di renderla più saporita aggiungendo menta, limone o altre sostanze che ne arricchiscano il gusto senza aggiungere zuccheri.
Fonti:
1. LARN – Livelli di assunzione di riferimento per la popolazione italiana: ACQUA.
2. CREA – Linee guida per una sana alimentazione italiana. Cap 5.
3. IPASVI – La disidratazione dell’anziano.
4. Guelinckx I, et al. Nutrients. 2016 Oct 14;8(10).