“L’acqua sicura e pulita rappresenta un diritto umano essenziale per il pieno godimento della vita e degli altri diritti umani”. Così si è espressa l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite parlando dell’accesso all’acqua potabile, che nel mondo occidentale è dato per scontato, ma in molte parti del mondo resta un miraggio e un privilegio di pochi. La possibilità di bere acqua sicura è fondamentale per garantire la salute umana, ma è anche un importante strumento di sviluppo a livello nazionale, regionale e locale. Infatti, come si legge nella quarta edizione delle Linee Guida sulla qualità dell’acqua potabile pubblicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2011, gli investimenti in sanificazione e fornitura di acqua si traducono spesso in un beneficio economico per la nazione, dal momento che le cifre risparmiate in termini di cure sanitarie e di problematiche di salute causate da acqua non sicura sono di gran lunga maggiori di quelle investite per migliorare la qualità dell’acqua.
Di una cosa sono certi gli esperti OMS che hanno redatto le linee guida: il problema dell’acqua potabile è fondamentale per la salute pubblica e deve essere affrontato con la collaborazione di tutti i livelli della società civile. Ma da cosa dipende la sicurezza dell’acqua che beviamo? Il documento OMS prende in considerazione le più importanti pubblicazioni sull’argomento, fissando anche valori di riferimento per le concentrazioni di “contaminanti” che possono essere considerate sicure per la salute umana. Si presta attenzione in particolare ai contaminanti di tipo microbiologico (parassiti, batteri e virus) responsabili della maggior parte delle malattie legate al consumo di acqua non sicura, ma non si dimenticano anche altre fonti di rischio come le sostanze chimiche o quelle radioattive. Gli esperti OMS però mettono in guardia: le linee guida non rappresentano verità fisse e immutabili, ma piuttosto un punto di partenza per le autorità nazionali che dovranno poi sviluppare regolamenti e standard sulle acque adeguati alla situazione del proprio Paese.
Nel Bel Paese la tutela della salute dei consumatori passa anche attraverso le prime “Linee guida per la valutazione e la gestione del rischio nella filiera delle acque destinate al consumo umano” pubblicate nel 2014. Nel documento, nato sotto la supervisione dell’Istituto Superiore di Sanità, si cerca fondamentalmente di chiarire quali sono le strategie più efficaci per garantire la sicurezza del sistema idropotabile, la qualità delle acque che arrivano ai consumatori e soprattutto la salute della popolazione.
“Le linee guida rappresentano una sintesi delle conoscenze in materia di Piani di Sicurezza delle Acque (PSA) e un potenziale strumento per il miglioramento del livello di sicurezza e qualità dei sistemi idropotabili” spiegano gli autori del documento, che si fonda sulla revisione della letteratura scientifica disponibile e sul parere degli esperti e tiene conto delle raccomandazioni internazionali. Una delle caratteristiche principali delle linee guida è un approccio “olistico” al problema della sicurezza delle acque potabili. In altre parole non ci si limita più a valutare il rischio sul prodotto finale, ovvero l’acqua nel bicchiere del consumatore, ma si propongono una serie di azioni e raccomandazioni per prevenire il rischio basate su controlli a tutti i livelli della filiera dell’acqua potabile, dalla fonte ai tubi che la portano al rubinetto di casa. Va ricordato che la gestione delle acque potabili secondo le linee guida non è ancora obbligatoria a livello nazionale, ma alcune disposizioni in tal senso sono già presenti nei regolamenti regionali e sono inoltre già in vigore norme specifiche che riguardano alcuni degli aspetti trattati nelle linee guida.
Fonti:
1. WHO – Guidelines for Drinking-water Quality. Fourth edition, 2011.
2. ISS – Linee guida per la valutazione e la gestione del rischio nella filiera delle acque destinate al consumo umano secondo il modello “Water Safety Plan”. 2014.