Prebiotici, arma futura per combattere il jet lag?

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A prima vista può sembrare un sogno. Di fronte a turni di lavoro che prevedono di alternare il giorno alla notte, a viaggi intercontinentali con variazioni pesanti di fuso orario, a tutte quelle situazioni che in pratica possono rompere il tic tac del nostro orologio biologico, una risposta potrebbe venire dal microbiota. O meglio, dalla particolare varietà di batteri che lo abitano, consentendo interazioni pressochè costanti tra tubo digerente e cervello.

Per riuscire nel tempo a selezionare ceppi più favorevoli ad un ottimale controllo del “Body Clock”, in ogni modo, bisogna che questi abbiano una sana “alimentazione” mediata ovviamente dalle nostre scelte. Insomma, occorre che nella dieta di ogni giorno siano presenti alimenti prebiotici, dalle mele alle cipolle, dai porri ai carciofi, che contengono fibre in grado di fare da nutrimento per un microbiota più sano. A lanciare questa ipotesi è un’originale ricerca condotta dall’Università Colorado Boulder, apparsa su Brain, Behavior and Immunity. In sintesi, stando ai risultati dello studio coordinato da Monika Fleshner, si potrebbe immaginare di rendere l’organismo umano maggiormente predisposto a sopportare le interruzioni dei normali ritmi circadiani.

Una ricerca originale

Lo studio ha preso in esame l’impatto dei prebiotici, carboidrati indigeribili che rimangono disponibili nell’intestino. Sono stati considerati animali nutriti con il loro normale cibo o con alimenti arricchiti in prebiotici, come i galattooligosaccaridi e polidestrosio per otto settimane. Al contempo si è ricreata in laboratorio una situazione simile al jet lag che si può avere in un fuso orario con 12 ore di anticipo una volta a settimana per due mesi.

Negli animali nutriti con prebiotici si è notato un più precoce aggiustamento dei ritmi sonno-veglia e una miglior resistenza del microbiota in risposta allo stress. In particolare si è visto che chi aveva un’integrazione con prebiotici alla normale alimentazione presentava una più ampia popolazione di batteri potenzialmente in grado di migliorare lo stato di salute, come il  Ruminiclostridium 5 e i Parabacteroides distasonis. Va anche aggiunto che anche i prodotti del metabolismo, ovvero il metaboloma, è risultato diverso e maggiormente favorevole in presenza di queste situazioni. Risultato: pur se lo studio deve essere ovviamente confermato, pare proprio che con una giusta quantità di prebiotici si possa avere un’influenza positiva sul microbiota, correlata ad una miglior risposta al jet lag.

Che l’intestino sia un “secondo cervello” e che sia in “comunicazione con il primo cervello” (il famoso “asse intestino-cervello”) sono ormai fatti consolidati nel mondo scientifico.

Che le sostanze prebiotiche possano variare la composizione dei batteri dell’intestino è altrettanto noto ma ecco che ora compare una novità: prebiotici che, regolando la composizione del microbiota intestinale, riescono a ridurre i tempi di recupero del jet lag. Sono sostanze prebiotiche ben note, utilizzate nella nutrizione infantile, come ingredienti attivi dei latti formulati ma qui trovano una nuova applicazione. Si è aperto un nuovo settore di applicazione e di ricerca.

Commento del prof. Lorenzo Morelli, Presidente Scientifico Fondazione Istituto Danone

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