Nel microbiota una chiave per sconfiggere il colera

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Ogni anno, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità più di 140.000 persone muoiono di colera. Sicuramente questa infezione è particolarmente diffusa nei Paesi a più basso tenore di vita, ma sicuramente rappresenta anche una sfida per la medicina. Nel tempo sono stati tanti i tentativi per affrontarla al meglio. Oggi gli studi sul microbiota possono offrire un’opportunità in più in questo senso

Anche se siamo solamente agli inizi della ricerca, pare che creando la giusta competizione tra batteri presenti nell’intestino e grazie a ceppi capaci di usare le stesse invisibili armi del Vibrio cholerae, responsabile dell’infezione, si potrebbe pensare a far sì che lo stesso microbiota possa consentire il giusto approccio a questa situazione.

Interazione invisibili da conoscere

L’infezione è causata dal batterio, che, dopo essere stato ingerito, colonizza la mucosa intestinale rilasciando una tossina che porta alla classica diarrea e alla disidratazione. Ora una ricerca apparsa su Nature Communications, consente di andare oltre questa conoscenza, proprio studiano il microbiota e le interazioni dei batteri presenti con il vibrione responsabile della patologia.

In pratica gli studiosi coordinati da Melanie Blokesch hanno analizzato la risposta di specifici germi normalmente commensali dell’intestino umano, come Escherichia coli o Enterobacter cloacae all’attacco del Vibrio cholerae, analizzando soprattutto come possono resistere ad una sorta di “arma” segreta del vibrione, chiamata T6SS. Questo elemento non “attacca” direttamente il batterio responsabile del colera ma allo stesso modo anche altri batteri, come alcune specie di Klebsiella, possono risultare protetti grazie alla presenza di una capsula. Non solo. Anche altri batteri, come ad esempio un opportunista come Enterobacter cloacae, dispone delle stesse armi che risultano più efficaci di quelle dello stesso Vibrio cholerae. Tra i due, quindi, il secondo è destinato a soccombere. Ovviamente, siamo ancora alla sperimentazione in provetta, ma i dati sono di grande interesse scientifico, pur se occorrono ulteriori dimostrazioni.

Quello che appare certo è che in futuro, come rivelano gli stessi autori dello studio nella pubblicazione, proprio grazie a queste osservazioni si potrebbe pensare a “schermare” specifici batteri per renderli inattaccabili dall’attacco del Vibrione, limitandone quindi la replicazione. Se si arrivasse a disporre di probiotici di questo tipo, forse la sfida ad una malattia che ancora colpisce circa 4 milioni di persone ogni anno e causa tanti decessi per disidratazione potrebbe vedere la scienza che acquista forza nei confronti dell’infezione.

Curioso e interessante come, a poco più di 100 anni dalle prime osservazioni di Elia Metchnikoff, il collaboratore di L.Pasteur che preconizzò il ruolo del microbiota intestinale per la difesa dalle infezioni, proprio a partire da casi di colera presenti all’epoca a Parigi, si ritorni con la forza delle indagini scientifiche di oggi, sullo stesso argomento.

Un esempio di lunghissima continuità di un filone di ricerca: la difesa dalle infezioni mediata dai batteri intestinali.

Commento del prof. Lorenzo Morelli, Presidente Scientifico Fondazione Istituto Danone

 

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