Una recente ricerca dimostra che regimi alimentari sani che puntano a contenere l’aumento di peso funzionano meglio proprio nelle persone geneticamente più a rischio di sviluppare obesità.
Che senso ha seguire una dieta sana per mantenere il peso entro limiti accettabili per la salute quando la genetica “rema contro”? Stando ai risultati di uno studio recentemente pubblicato sulla rivista British Medical Journal, il senso c’è e gli sforzi verso un’alimentazione salutare potrebbero dare maggiori soddisfazioni proprio a chi è a rischio dal punto di vista genetico.
“L’obesità è una patologia complessa, risultato di un fitto dialogo tra stili di vita e predisposizione genetica” spiega Lu Qi, professore di epidemiologia alla Tulane University di New Orleans e alla Harvard University di Boston, che assieme ai colleghi ha portato a termine uno studio per meglio comprendere l’interazione geni-dieta nell’obesità. Per raggiungere il loro obiettivo, gli esperti hanno analizzato i dati relativi a circa 14.000 persone coinvolte in due grandi studi statunitensi andando a valutare il rischio genetico dei partecipanti e la loro alimentazione, con attenzione particolare a regimi alimentari simili alla dieta mediterranea, ovvero ricchi in frutta e verdura, noci e cereali integrali e poveri di sale, bevande zuccherate, alcol e carne rossa o lavorata.
“Dopo aver seguito i partecipanti per circa 20 anni abbiamo notato che seguire una dieta sana porta benefici maggiori in termini di prevenzione dell’obesità proprio nelle persone che dal punto di vista genetico risultano più a rischio di aumentare di peso” affermano i ricercatori, che poi precisano: “Inoltre dallo studio emerge che seguire regimi alimentari sani è una strategia efficace anche per abbassare il proprio rischio genetico”. Gli autori spiegano che, trattandosi di uno studio osservazionale, non è possibile stabilire una relazione causa-effetto diretta tra dieta sana e rischio genetico. “Non di meno i risultati rappresentano uno stimolo a seguire un’alimentazione sana anche e soprattutto per coloro che dal punto di vista genetico potrebbero essere svantaggiati nella lotta all’obesità”.
Fonte:
Wang T, et al. BMJ 2018; 360:j5644.