Indice glicemico, un parametro sempre più importante

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L’Indice Glicemico (IG) è un parametro, ancora oggi, spesso sottovalutato. Se pensiamo poi alle “diete fai-da-te”, il rischio di non essere tenuto adeguatamente in considerazione aumenta esponenzialmente.

Per coadiuvare un regime dietetico appropriato, in Australia e Nuova Zelanda hanno, addirittura, adottato un marchio da apporre sulle etichette delle confezioni alimentari che identifichi il basso IG (low GI symbol).

Sull’Indice Glicemico e il carico glicemico, è stata recentemente fatta una conferenza di consenso.

Il Documento di Consenso è stato il punto finale del Summit Scientifico Internazionale di Consenso su Indice Glicemico, Carico Glicemico e Risposta Glicemica, organizzato a Stresa il 6-7 giugno 2013 da Nutrition Foundation of Italy (NFI) e Oldways USA (organizzazioni no-profit).

Il Summit ha rivisto le ricerche più recenti su Indice glicemico (che misura la velocità di digestione e assorbimento dei cibi contenenti carboidrati), carico glicemico (che mette in relazione l’IG dell’alimento con la quantità di carboidrati in esso contenuti, in una porzione standard) e le ricadute sulla risposta glicemica (cioè come alimentazione e stile di vita modificano nel tempo la capacità individuale di controllare il metabolismo glucidico).

Dall’incontro, che ha riunito i massimi esperti sull’argomento, sono emersi alcuni punti chiave da tenere presente.

una ragazza controlla l'etichetta di un prodotto

Il parametro di Indice Glicemico

Si chiama IG il parametro che definisce la velocità di assorbimento dei Carboidrati (e degli alimenti che li contengono) che permetterà, una volta entrato a regime, d’indirizzare con maggiore consapevolezza le scelte di una dieta sana.

L’Indice Glicemico, infatti, permette di distinguere alimenti che contengono Carboidrati assorbiti lentamente da quelli che, invece, sono assorbiti rapidamente, creando innalzamenti repentini della Glicemia e dell’Insulina nel sangue.

L’IG viene stabilito paragonando la curva glicemica indotta dall’alimento che ci interessa, con quella di una soluzione di 50gr di Glucosio: attribuendo al Glucosio un valore 100, ogni cibo con un IG < 55 è classificato come “a basso indice”. Considerando questa classificazione, ad esempio, emerge che la pasta va consumata al dente per ridurre la spinta verso l’alto che può indurre sui parametri menzionati.

Il ruolo dell’IG nel mantenimento dello stato di salute è, ormai, ampiamente dimostrato. Infatti, ampi studi clinici e metanalisi hanno dimostrato il forte contributo, del basso IG, nel ridurre il rischio di Diabete di tipo 2 e di eventi cardiovascolari, perché contribuisce a un miglior controllo dei fattori di rischio metabolici. Inoltre, un’alimentazione a basso IG contribuisce al controllo del peso.

“Questo Documento di Consenso – dichiara Andrea Poli Direttore Scientifico NFI – ha risvolti da non trascurare anche per il Sistema Paese. Alimenti tipici della nostra cultura (dalla pasta di semola di grano dura cotta al dente) ne escono con un’immagine salutistica rafforzata, ma il documento permette anche di valutare con maggiore indulgenza l’uso alimentare dello zucchero, a dosi non eccessive e in una dieta variata ed equilibrata. L’IG del saccarosio, infatti, è più favorevole di quello di alcuni amidi”.

L’IG e i vantaggi per la salute: le prove scientifiche

Esistono diverse prove a sostegno del ruolo dell’Indice Glicemico nella gestione del peso corporeo.

David Ludwig,e il suo gruppo, al Boston Children’s Hospital, ha dimostrato i vantaggi di una dieta a basso IG in bambini obesi.

Salwa Rizkalla,e il suo gruppo, a Parigi ha dimostrato che una dieta a basso IG riduce la massa grassa e incrementa la massa magra, anche se il peso totale può non cambiare.

La più recente sull’argomento viene dalla Cochrane Review, che ha considerato tutte le ricerche di qualità provenienti da tutto il mondo sul rapporto tra dieta a basso IG e perdita di peso. Paragonando gli effetti di una dieta sana e ipocalorica, per la perdita ponderale, a una dieta a basso IG si è visto che la seconda è più efficace, soprattutto sulla perdita di massa grassa.

In seguito, lo studio Diogenes condotto in Europa, ha dimostrato che una dieta a basso IG e carico glicemico e con un moderato incremento proteico, è la migliore per perdere peso e soprattutto per mantenere nel tempo la perdita ponderale ottenuta.

Sul fronte cardiovascolare, invece, le ricerche di Simin Liu e del suo gruppo alla Brown University, Providence, USA, hanno rilevato la correlazione tra dieta ad alto IG e aumento del rischio di cardiovasculopatie. Studi internazionali più recenti hanno confermato questi risultati.

In conclusione secondo il gruppo internazionale “Carbohydrate Quality Consortium” (CQC), i benefici del consumo preferenziale di alimenti a basso IG/carico glicemico sono essenzialmente quattro:

  1. Il controllo della glicemia nei pazienti diabetici migliora sensibilmente;
  2. Riduzione del rischio di sviluppare il Diabete Tipo 2 e malattie cardiovascolari, soprattutto negli individui in sovrappeso e con stili di vita sedentari;
  3. Miglioramento dei livelli di Colesterolo nel sangue, e quelli di altri fattori di rischio cardiovascolare (come la PCR);
  4. Miglioramento nel controllo del peso corporeo.

 

Fonte: Nutrition Foundation of Italy

Comitato Scientifico
Fondazione Istituto Scientifico

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