L’Organizzazione Mondiale della Sanità mette l’ipertensione al primo posto tra i fattori di rischio per le malattie cardiovascolari e i dati sottolineano come questo problema sia particolarmente comune nei paesi occidentali dove molte persone sono ipertese anche a causa dell’alimentazione. “Il consumo di sodio è associato senza dubbio a un incremento della pressione sanguigna tanto che tutti gli esperti raccomandano all’unanimità di ridurre il consumo di sale (cloruro di sodio) nella dieta quotidiana per tenere a bada la pressione” afferma Alicia McDonough, prima autrice di uno studio recentemente pubblicato sulla rivista American Journal of Physiology – Endocrinology and Metabolism.
Ma nella loro analisi degli studi sull’argomento i ricercatori hanno scoperto che il potassio potrebbe avere un ruolo altrettanto importante nel controllo dell’ipertensione. In particolare, da studi anche molto diversi tra di loro è emerso che una dieta ricca di potassio – un elemento fondamentale per il corretto funzionamento del cuore, dei muscoli e dei nervi – si associa a una pressione sanguigna più bassa, indipendentemente dai livelli di sodio nell’alimentazione. “Una dieta come quella occidentale è molto ricca di sodio e povera di potassio e di conseguenza aumenta nettamente il rischio di ipertensione” conclude l’autrice ricordando che frutta, verdura, legumi e cereali integrali sono le fonti migliori di potassio.
Sono sempre più numerose le persone che assumono integratori a base di calcio o che ricevono dal proprio medico la raccomandazione di consumare cibi ricchi in questo elemento, come per esempio latte e latticini. La ragione principale di questa attenzione verso il calcio risiede nel suo effetto sulle ossa, dove si concentra il 99% di tutto il calcio dell’organismo, e in particolare nella sua capacità di prevenire o rallentare l’osteoporosi e le fratture. Il calcio però riveste un ruolo da protagonista anche in molte altri aspetti della salute, per esempio mediando l’eccitabilità nervosa, la contrazione dei muscoli, la secrezione degli ormoni.
Anche cuore e vasi vengono influenzati dal calcio che interviene nei meccanismi di controllo della pressione sanguigna, dei livelli di glucosio e di lipidi nel sangue, della funzione dell’endotelio (il tessuto che riveste i vasi sanguigni). Ma nonostante i suoi comprovati effetti positivi sulla salute delle ossa, il calcio viene a volte visto con sospetto per la sua potenzialità di aumentare il rischio cardiovascolare se presente in concentrazioni non corrette nell’organismo.
“I dubbi riguardano soprattutto gli integratori a base di calcio che, aumentando troppo le concentrazioni di questo micronutriente, potrebbero aumentare il rischio di problemi cardiovascolari come infarto e ictus” spiegano gli autori di una revisione della letteratura recentemente pubblicata sulla rivista Journal of Clinical Hypertension. E a conti fatti, lo studio sottolinea che i dati oggi disponibili, benché non sempre concordi tra di loro, suggeriscono un possibile rischio per cuore e vasi legato all’eccesso di calcio e quindi la necessità di fare attenzione all’assunzione “fai-da-te” di integratori. “L’assunzione di calcio attraverso una dieta equilibrata sembra invece avere un effetto di protezione a livello cardiovascolare e deve essere promosso” concludono gli autori.
Sodio, potassio e calcio sono solo tre dei numerosi micronutrienti che possono influenzare la salute cardiovascolare: ad essi si possono aggiungere zinco, fosforo, vitamina A e molte altre vitamine. E oggi assumere queste sostanze è molto semplice anche senza dover modificare le abitudini a tavola, dal momento che gli scaffali dei supermercati e delle farmacie sono colmi di integratori di ogni tipo e per ogni esigenza. Ma come spiega Penny Kris-Etherton, professore di nutrizione alla Pennsylvania State University’s College of Health and Human Development, prima di tutto si deve puntare sulla sana alimentazione: “Gli alimenti contengono un’enorme varietà di vitamine, minerali e altre sostanze benefiche per la salute come le fibre o alcuni composti bioattivi che non si trovano tutte insieme negli integratori” e poi precisa: “Ciò non significa che i supplementi siano inutili: i nutrizionisti li possono prescrivere a quelle persone che per diverse ragioni non riescono a raggiungere con l’alimentazione i fabbisogni giornalieri di una determinata sostanza”.
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