Binge Drinking, il segreto sta (anche) nel microbiota?

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"Binge Drinking”. Tecnicamente si può considerare come il meccanismo che porta a consumare elevate quantità di alcolici in breve tempo, sovraccaricando ovviamente il fegato che si trova quindi in condizioni non ottimali. Ed altrettanto ovviamente, è un pericolo per la salute: il ripetersi di questa cattiva abitudine, soprattutto tra i giovani ma non solo, può risultare estremamente temibile per la salute di quello che è il “laboratorio” del nostro corpo.

Per i giovani, in ogni caso, questa abitudine rischia di diventare una pesante minaccia per il benessere, anche per la sua diffusione. Le statistiche dicono che si tratta del  modello più comune di abuso alcolico durante l’adolescenza nelle aree più evolute e che addirittura un giovane europeo su tre si lascerebbe andare ad abbuffate frequenti.

Comprendere quali meccanismi possono star dietro a questa tendenza è fondamentale. Una ricerca condotta proprio sui giovani dagli scienziati dell’APC Microbiome Ireland, che ha sede presso l’Università di Cork, punta l’attenzione sul microbiota. Alterazioni dei batteri che vivono nell’apparato digerente sono infatti apparse associata ad alterata percezione delle emozioni e soprattutto al desiderio di assumere alcolici.

Quanto incide la popolazione batterica?

Lo studio è stato pubblicato su Lancet eBioMedicine e rappresenta un’ulteriore, ennesima dimostrazione dell’esistenza della “gut-brain axis”, quell’asse bidirezionale tra intestino e cervello che favorisce la regolazione di condizioni dell’umore e di benessere psicologico.

In particolare, parlando di binge drinking, si sa che questa tendenza nel tempo si associa ad un più elevato rischio di andare incontro ad alterazioni cognitive legate al consumo di alcolici. La ricerca, in particolare, ha voluto esplorare proprio questi aspetti in correlazione con la composizione del microbiota intestinale in una settantina di giovani, andando a ricercare l’impatto di queste su percezione del ruolo sociale, impulsività e desiderio nei giovani bevitori senza controllo. Ebbene, la ricerca ha dato risultati interessanti: si è visto che al binge drinking si associano più facilmente alterazioni specifiche del microbiota e problematiche nella gestione alle emozioni.

Inoltre si sono individuate associazioni tra la presenza di particolari specie batteriche e impulsività, con impatto anche sul desiderio incontrollato. Stando a quanto riportano gli esperti, si tratta di conoscenze davvero significative anche nella prospettiva di sviluppare interventi nutrizionali specificamente mirati sul microbiota, già in età adolescenziale. L’importante è disporre di questa significativa base delle conoscenze. Gli esperti ricordano che sono state identificate modificazione del microbiota specifiche per chi ha l’abitudine del binge drinking, in una fase cruciale dello sviluppo sia cerebrale che immunitario.

Tutto questo conferma il ruolo dei batteri nella genesi di problematiche di questo tipo e fa riflettere sugli effetti del microbiota nella regolazione del desiderio, della cognizione sociale e del funzionamento emotivo. Ora, la sfida è riuscire ad agire sulla comunicazione intestino-cervello anche nel periodo delicato dell’adolescenza, alla luca delle possibili influenza positive in termini di consumo di alcolici.

Che l’intestino sia anche la sede di stati emotivi, paure, ansie etc è cosa presente nel “percepito” popolare da secoli (paura e diarrea sono sovente parole accoppiate in detti e proverbi popolari…) ma recentemente la ricerca scientifica ha portato evidenze solide sull’azione neurologica di una componente del sistema intestinale, quella microbica.

L’asse intestino-cervello è ormai un fatto scientifico consolidato, tanto da far coniare l’espressione “secondo cervello” per l’intestino e il suo microbiota.

Questo asse si dirama poi in tante possibili azioni, una delle quali è messa in luce da questo lavoro: relazione fra composizione del microbiota intestinale e “impulso irrefrenabile a bere” il così detto “binge drinking”. Che bevitori “forti” abbiano un microbiota che subisce l’impatto dell’alcool è cosa nota ma interessante è notare come gli autori siano riusciti a stabile una possibile correlazione far composizione del microbiota intestinale e “desiderio” o “dipendenza “ dall’alcool.

Questo particolare aspetto rende molto interessante questa pubblicazione, soprattutto per la promozione di una nuova linea di ricerca.

 

Commento del prof. Lorenzo Morelli, Presidente Scientifico Fondazione Istituto Danone

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