Attenzione alle scelte drastiche, ecco perché una dieta equilibrata ci protegge

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La tendenza, spesso, è quella di sposare un regime alimentare che in qualche modo prometta di eliminare, o quanto meno ridurre al minimo o esaltare, l’introito di un determinato macronutriente. E purtroppo ci dimentichiamo che, pur nell’ambito di scelte intelligenti secondo i dettami dell’alimentazione mediterranea, possiamo certamente evitare gli estremismi nutrizionali.

E ricordarcelo, facendo il punto sui problemi potenzialmente legati alle abitudini alimentari “estreme”, è uno studio molto interessante apparso su Journal of Nutrition e condotto dagli esperti dell’Università di Nagoya, coordinati da Takashi Tamura. Gli esperti, analizzando un’ampia popolazione, hanno trovato un impatto negativo sull’aspettativa di vita sia in chi tende ad esagerare con l’introito in carboidrati sia in chi riduce questi nutrienti a livelli minimi. Ed anche per i lipidi, gli eccessi in un senso o nell’altro non sono apparsi certo indicati. Il che riporta all’importanza della dieta variata, secondo i canoni della nostra tradizione. In particolare, lo studio mostra che un basso apporto di carboidrati negli uomini e un elevato apporto di carboidrati nelle donne sono associati a un rischio più elevato di mortalità per tutte le cause e che nelle donne un più elevato (non abnorme sia chiaro) apporto di grassi può correlarsi ad un minor rischio di mortalità per tutte le cause. Consiglio finale. Meglio seguire una dieta equilibrata piuttosto che limitare pesantemente l’assunzione di carboidrati o grassi.

Monitorate più di 80.000 persone

La ricerca, va detto, è stata condotta su popolazioni dell’Asia orientale, compresi i giapponesi che in genere hanno un’assunzione alimentare relativamente povera di grassi e ricca di carboidrati. I soggetti seguiti (oltre 81.000 persone, in maggioranza donne) sono stati seguiti per 9 anni per valutare l’associazione tra l’assunzione di carboidrati e grassi e il rischio di mortalità. L’assunzione giornaliera di carboidrati, grassi ed energia totale è stata stimata utilizzando un questionario sulla frequenza alimentare e calcolata come percentuale dell’assunzione energetica totale per carboidrati e grassi. Sono state valutate anche la qualità dell’assunzione di carboidrati (cioè raffinati rispetto all’assunzione di carboidrati minimamente trasformati) e la qualità dell’assunzione di grassi (cioè saturi rispetto all’assunzione di grassi insaturi) per esaminare l’impatto della qualità del cibo sull’associazione con la mortalità.

Risultato: i maschi che ottenevano meno del 40% della loro energia totale dai carboidrati presentavano rischi significativamente più elevati di mortalità per tutte le cause e per tumore. La tendenza è stata osservata indipendentemente dal fatto che fossero considerati carboidrati raffinati o minimamente trasformati. D’altra parte, tra le donne con 5 anni o più di monitoraggio, quelle con un elevato apporto di carboidrati superiore al 65% avevano un rischio più elevato di mortalità per tutte le cause. Non è stata osservata alcuna chiara associazione tra l’assunzione di carboidrati raffinati o minimamente trasformati e il rischio di mortalità nelle donne.

Per quanto riguarda i grassi, gli uomini con una quota lipidica alimentare che incideva per oltre il 35% della loro energia totale proveniente da questi macronutrienti hanno mostrato un rischio più elevato di mortalità correlata al cancro. Infine, si è scoperto che qualitativamente un basso apporto di grassi insaturi nella popolazione maschile è risultato associato a un rischio più elevato di mortalità per tutte le cause e per tumore. Nelle donne non si è osservata la stessa situazione.

Sintesi finale, partendo dal fatto che sicuramente la limitazione di carboidrati e grassi, come le diete estremamente povere di carboidrati e di grassi, rappresentano strategie per il mantenimento del benessere ed il controllo del metabolismo. Ma in più lo studio spiega che le diete a ridottissimo contenuto di carboidrati e di grassi potrebbero non essere la strategia più sana per la longevità: a fronte di benefici a breve termine si possono rilevare rischi a tempi lunghi.

Fonte: https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0022316623721986?via%3Dihub

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