Il cibo e lo sviluppo del cervello dei bambini sin dal concepimento

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Non è mai troppo presto per prestare attenzione al legame tra ciò che si mangia e il neurosviluppo nei bambini: gli effetti del cibo sul cervello si fanno sentire infatti già dalle prime fasi della gravidanza e proseguono per tutta la vita.

Uno sviluppo complesso e con tempi precisi

Il neurosviluppo è un processo incredibilmente complicato che prende il via poco dopo il concepimento e prosegue senza sosta per diversi anni a velocità elevata per poi rallentare una volta raggiunta l’età adulta. Inoltre lo sviluppo delle strutture e delle funzioni del cervello segue un piano temporale ben preciso. “A due anni il cervello di un bimbo ha già raggiunto l’80% del peso del cervello adulto, ma la crescita cerebrale prosegue ancora in età pediatrica” spiegano gli autori di una revisione della letteratura pubblicata su Frontiers in Human Neuroscience che valuta proprio il rapporto tra alimentazione e sviluppo neurocognitivo nei bambini, dalla gravidanza fino a tutta l’età pediatrica. “Nell’adolescenza si assiste a una riorganizzazione strutturale, a una maturazione cerebrale e cognitiva e questo sviluppo è maggiore in alcune aree specifiche del cervello” continuano gli autori, ricordando che la genetica gioca un ruolo di primo piano nel determinare il neurosviluppo, ma i fattori ambientali, soprattutto l’alimentazione, sono altrettanto importanti.

Difficile capire gli effetti del cibo sulla mente

I lipidi rappresentano il 60% circa del peso secco del cervello, e il 20% di questi grassi è formato da acido docosaesaenoico (DHA; un omega3) e acido arachidonico (un omega6). Questi grassi “buoni”, ovvero gli acidi grassi polinsaturi a catena lunga sono però spesso carenti nell’alimentazione (soprattutto gli omega3) e questo potrebbe portare almeno in teoria a problemi nello sviluppo cerebrale, come dimostrano i numerosi studi che sottolineano il ruolo critico degli acidi grassi nello sviluppo strutturale e funzionale del cervello. Gli studi sul rapporto tra diete ricche di omega3 e neurosviluppo non mancano, ma i risultati sono spesso contraddittori o non significativi e non permettono dunque di arrivare a conclusioni definitive.

Un discorso simile vale anche per molti altri nutrienti che, presi singolarmente, hanno mostrato un’associazione con lo sviluppo cerebrale e cognitivo: è il caso per esempio della vitamina B12, spesso carente in bambini nati da genitori con diete prive di alimenti di origine animale o del folato, la cui carenza nel periodo della gestazione può essere causa di difetti del tubo neurale e compromettere anche le capacità cognitive del bambino in età scolare. Lo zinco è un micronutriente vitale per il cervello sia dal punto di vista strutturale e funzionale, ma il suo ruolo nel neurosviluppo non è stato ancora sufficientemente studiato, a differenza del ruolo del ferro e dello iodio.

Numerosi studi hanno dimostrato un’associazione tra carenza di ferro/anemia e sviluppo cognitivo nei bambini suggerendo anche che, se la carenza di ferro si manifesta nelle prime fasi della vita, diventa poi difficile se non impossibile, porre rimedio ai danni nello sviluppo cognitivo. Il ruolo dello iodio è ancora più chiaro: una carenza di questo micronutriente durante la gravidanza può causare “cretinismo”, una patologia che si può manifestare con sintomi differenti a seconda della gravità della carenza di iodio, passando dal ritardo mentale a problemi nell’udito e nel linguaggio.

Il cervello malnutrito non funziona al meglio

L’alimentazione umana è data da una combinazione di diversi cibi a loro vota composti da numerosi micro e macronutrienti che interagiscono tra di loro e influenzano, con la loro azione combinata, il neurosviluppo. Per questa ragione numerosi studi si sono focalizzati sulla valutazione del regime alimentare nel suo complesso e non su un singolo nutriente. In particolare è stato dimostrato che la malnutrizione ha un effetto molto pesante sulle strutture cerebrali, portando ad alterazioni nel numero di cellule, nella loro capacità di migrare, nella formazione di contatti tra i neuroni e nella neurotrasmissione.

Situazioni di malnutrizione grave in utero si manifestano soprattutto nei paesi più poveri, ma nuove forme di malnutrizione legate alla crescente incidenza dell’obesità, si manifestano anche nei paesi cosiddetti “sviluppati”. “La dieta di una persona con obesità è molto ricca di calorie, zuccheri e grassi, ma spesso povera di nutrienti fondamentali” spiegano gli esperti, ricordando che sono sempre più numerosi i dati che suggeriscono un legame tra obesità e problemi cognitivi. E se la malnutrizione prosegue anche dopo la nascita, si possono osservare effetti sul rendimento scolastico dovuti ad esempio a problemi di attenzione, apprendimento, ragionamento.

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Fonte: Nyaradi A et al. Front Hum Neurosci 2013;7:97.

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